Forza che si immagina regolare in modo imprevedibile le vicende umane, senza che la volontà degli uomini possa nulla contro di essa, e il complesso delle vicende e delle condizioni materiali e morali che essa distribuirebbe a ciascuno degli uomini. religione Ciascuno degli oggetti di varia natura (pietre, astragali, dadi, tavolette scritte ecc.) che, gettati o mescolati a caso oppure scelti a caso tra altri simili, erano usati anticamente per fini divinatori. La divinazione per s. (lat. sortes, da cui sortilegium) ha varietà di forme e grande diffusione: presso molti popoli gli indovini si servono di bastoncini o sassolini, la cui interpretazione è una loro sapienza particolare. Forme di cleromanzia sono presenti anche nelle civiltà superiori, dove il loro prestigio, a volte combattuto, proviene dalla loro antichità. Persino nella religione monoteistica dell’antico ebraismo sopravvive questa forma di mantica: gli ūrīm e i tummīm che il sommo sacerdote porta nelle vesti e consulta nei casi importanti sono probabilmente una specie di sorte. Il concetto fondamentale della divinazione per s. può infatti fare a meno di un esplicito riferimento alla o alle divinità, in quanto consiste nell’idea che in un determinato momento una situazione unica caratterizza tutto il mondo esistente e a questa situazione pure gli eventi casuali si conformano di necessità: concetto che però si adatta facilmente anche a una credenza nella volontà divina, cui si possono far risalire sia la configurazione di ogni situazione, sia quella delle s. gettate. In certe civiltà tuttavia, per effetto di un aumentato prestigio della divinazione diretta o ispirata, la casualità cui sono affidate le s. e le innumerevoli possibilità che in esse sono sempre virtualmente presenti sembrano contrastare con l’unica e lineare volontà divina e con la sua diretta manifestazione.
Nell’ebraismo, con lo sviluppo del profetismo, l’antico uso rituale delle s. passa in secondo piano (per la festa delle s. ➔ purìm). Nella Grecia arcaica molte critiche furono rivolte alla divinazione per s., a seguito del notevole prestigio (oracolo di Delfi) acquisito dalla mantica apollinea (ispirata). La religione pubblica dell’antica Roma escludeva l’uso delle s. ammettendo, nel campo della divinazione, solo la scienza augurale e la consultazione dei Libri sibillini (➔ Sibilla). Tuttavia, se non nel culto ufficiale, nella vita pubblica sia in Grecia sia a Roma le s. conservarono una grande importanza: in Grecia si eleggevano, traendo le s., gli arconti, i membri della bulè, gli eliasti e altri magistrati; a Roma le s. regolavano l’ordine di votazione delle tribù, i consoli sorteggiavano tra di loro le province, le vestali si sceglievano per s. tra 20 candidate proposte. In età imperiale la divinazione per s. si mescola con altri generi di divinazione fondati sul caso: accanto alla sticomanzia si conoscono le sortes Vergilianae, Homericae ecc., che consistevano in tavolette con singoli versi, tra cui si traeva a s. per avere un responso. storia In età imperiale, si chiamò s. (sors), secondo il rapporto dell’hospitalitas, la terra toccata al barbaro come provento della distribuzione dei fondi per sorteggio. Si ha memoria di sortes gothicae, vandalicae. Il ricordo della sors, che si riscontra più tardivamente nei documenti privati medievali, si ricollega invece alla divisio inter liberos, propria delle consuetudini germaniche, del patrimonio familiare, per cui accanto a una parte di beni che è frutto delle proprie energie e dei propri risparmi, vi è una parte chiamata sors, o sortis titulo adquisita o portio.