Fenomeno culturale di natura religiosa, che consiste nel venire a conoscenza di necessità o eventi diversi, mediante facoltà o tecniche che, trascendendo le normali modalità del conoscere, sono volte a raggiungere fatti impercepibili dai sensi e imprevedibili per via di ragionamento o di calcolo. La d. presuppone una volontà divinatoria che si esercita secondo una tecnica consapevole. Il problema della realtà o meno dei poteri divinatori rientra nel quadro della metapsichica (o parapsicologia); dal punto di vista storico la d. è oggetto di studio della storia delle religioni e della fenomenologia religiosa. Le due indagini, quella parapsicologica e quella storico-religiosa, lungi dall’escludersi a vicenda, sono, al limite, cointeressate ai rispettivi risultati. Sul piano della ricerca morfologica, il panorama presentato dalla d. nel mondo antico comprende a grandi linee tutte le tecniche mantiche in generale.
L’antichità classica divide la d. nelle due grandi categorie: mantica induttiva e mantica intuitiva. La mantica induttiva (μαντική ἔντεχνος o τεχνική, lat. divinatio artificiosa) è fondata sull’interpretazione di segni obiettivi, che richiede il possesso di una vera e propria scienza divinatoria da parte dell’interprete; la seconda (μαντική ἄτεχνος o ἀδίδακτος, lat. divinatio naturalis) è fondata sull’ispirazione diretta da parte della divinità o d’altra figura mitologica o sacrale di cui si fa tramite il profeta. La mantica induttiva assume come fonte di interpretazione il materiale più disparato: il vario atteggiamento di fenomeni celesti e meteorici, il comportamento di singole specie animali o la forma delle viscere di alcuni di loro, le modalità con cui si presentano processi naturali come la combustione. All’interno della d. induttiva è da notare un’ulteriore distinzione che nell’insieme dei segni divinatori individua la speciale categoria dei prodigi; questi sono manifestazioni eccezionali che rompono l’andamento normale delle cose, imponendosi quali segni ammonitori o annunciatori di qualcosa: furono valorizzati e distinti soprattutto dai Romani. Nell’ambito delle tecniche induttive vanno ricondotte quelle i cui segni non sono offerti dal mondo naturale, ma deliberatamente provocati: è la cosiddetta d. per sortes, con uso di dadi, di astragali o altri oggetti, a ogni gittata o estrazione dei quali corrispondeva un responso determinato (➔ cleromanzia).
Il concetto di mantica intuitiva abbraccia tutte quelle forme di d. nelle quali la visione profetica si realizza direttamente, senza il tramite di segni e su piani di coscienza diversi da quello della veglia: dal semplice sonno al furore estatico. Tra le numerose forme di d. intuitiva basate sul sogno è preminente la tecnica divinatoria per incubazione (ἐγκοίμησις), fissata in oracoli che facevano parte di centri cultuali stabili. In queste forme, il sogno nel quale veniva dato il responso non era spontaneo, ma provocato con rituali diversi. Il più alto livello raggiunto dalla d. di tipo intuitivo è quello in cui l’attività divinatoria si esercitava per ispirazione diretta da parte della divinità, come avveniva nel culto delfico, ma anche nel caso di altri profeti e profetesse (➔ Sibilla). Nel quadro di queste manifestazioni va compreso anche il grande fiorire in tutta l’antichità classica di un’oracolarità di tipo privato, non istituzionalizzato.