Fondi di investimento posseduti direttamente da Stati sovrani; operano su scala mondiale e sono costituiti da strumenti finanziari come obbligazioni, azioni e beni patrimoniali. Nati spesso per promuovere lo sviluppo economico, sociale e produttivo, vengono detenuti da quei paesi che hanno aumentato le loro riserve valutarie negli ultimi decenni: gli Stati esportatori di petrolio appartenenti all’OPEC (come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Kuwait), i paesi che posseggono risorse energetiche e materie prime di grande rilevanza sul mercato internazionale (come Norvegia, Russia, Brasile e Venezuela) e quelli che hanno registrato avanzi nella bilancia commerciale (tra questi soprattutto Cina, Singapore e India).A partire dalla fine degli anni Novanta i f.s. sono notevolmente cresciuti in termini di numeri e di importanza; particolarmente attivi nel 2007 e nel 2008 in occasione della crisi dei mutui subprime americani, hanno contribuito a ricapitalizzare i grandi istituti finanziari occidentali che avevano subito gravi perdite (hanno investito circa 45 miliardi di dollari, guadagnando posizioni strategiche in industrie e istituzioni finanziarie europee e statunitensi). Il ruolo strategico-finanziario dei f.s. si rafforza di anno in anno, tuttavia molti paesi occidentali temono che Stati come la Cina o come quelli appartenenti all’OPEC possano utilizzare i loro f.s. per infiltrarsi nelle economie di altri paesi ed esercitare un controllo politico su di essi. In risposta a questo genere di accuse, nel 2008 i paesi detentori di f.s. hanno siglato il codice di condotta noto come “I principi di Santiago”: per aumentare la loro trasparenza e rassicurare i mercati si sono impegnati a investire sulla base di motivazioni esclusivamente commerciali e non geopolitiche. Si stima che il capitale complessivo dei f.s. possa raggiungere i 10.000 miliardi di dollari entro il 2015.