Branca della medicina che ha per oggetto lo studio e la cura delle malattie degli organi sessuali femminili. Ne vanno escluse quelle relative alla gravidanza, al parto e al puerperio, di pertinenza ostetrica (➔ ostetricia).
Al 4° sec. a.C. circa risalgono i primi documenti scritti di argomento ginecologico e i nomi dei cultori della materia: Ippocrate, Areteo, Archigene. Fra i romani, l’enciclopedista Celso fu divulgatore aggiornato delle conoscenze della sua epoca. A Sorano il Giovane, Paolo d'Egina e altri sono legati lo studio anatomico dei genitali femminili, l’uso dello speculum vaginale e della sonda uterina, la pratica della cura dilatante nelle stenosi del collo uterino, delle lavande vaginali, delle causticazioni nella cura delle ulcere del collo uterino ecc. Dopo un lungo periodo di decadenza, gli studi ginecologici riprendono dal 19° sec. con il razionale impiego dello speculum (J. Recamier, 1801) e con l’invenzione dell’isterometro (P.-Ch. Huguier e J. Lisfranc, 1843) e di un cucchiaio speciale, detto curette (J. Recamier, 1844).
Dal 19° sec. inizia la g. moderna, con lo studio delle affezioni dell’utero e degli altri organi sessuali femminili, e con i progressi della tecnica chirurgica e dell’anestesia, che segnano tappe essenziali nell’evoluzione della ginecologia. Decisivi progressi sono stati resi possibili da speciali metodi di colorazione degli strisci vaginali (colpocitologia) ideati da G. Papanikolàu (1917), dai metodi chimici di titolazione degli ormoni sessuali, dalla pratica della biopsia dell’endometrio ecc. La diagnostica è stata migliorata dagli apporti della radiologia (isterosalpingografia, W. Cary, 1914), dell’endoscopia (culdoscopia, 1944; celioscopia; colposcopia), dell’ecografia. Di uguale importanza sono stati i progressi nel campo terapeutico, nel trattamento della sterilità e, più genericamente, sia nel campo farmacologico (ormonoterapia, uso di antibiotici ecc.) sia in quello chirurgico (isterectomie, plastiche, svuotamento del bacino) e in quello fisioterapico (curieterapia, roentgenterapia, plesioterapia, fototerapia).
In chirurgia ginecologica in sostituzione del raschiamento alla cieca (revisione della cavità uterina), l’endoscopia uterina (isteroscopia) consente di individuare in visione illuminata e ingrandita la causa delle tante turbe disfunzionali (emorragie, infiammazioni, aderenze, polipi, fibromi sporgenti ecc.), in modo da curarla subito con il laser. La chirurgia laparoscopica trova grande impiego sia per la ricerca e la cura di ogni causa di dolore cronico sia per la soluzione semplificata di molte patologie, come la bonifica dei focolai di endometriosi, la chirurgia degli annessi uterini, la ricerca e la possibile soluzione immediata delle cause d’infertilità, la lisi di aderenze.
Risultati significativi sono stati conseguiti soprattutto nel campo della lotta contro i tumori degli organi genitali femminili e della mammella: sia sul piano terapeutico sia su quello della diagnosi precoce e della prevenzione. Particolare importanza sociale hanno le ricerche diagnostiche (esami citologici, ecografia pelvica, mammografia, termografia ecc.), talora sistematicamente condotte su collettività numerose. Tali indagini consentono di scoprire lesioni precancerose o tumorali, asintomatiche o comunque in fase iniziale, e di trattarle tempestivamente.