Psicologo statunitense (Greenville, Carolina del Sud, 1878 - Woodbury, Connecticut, 1958). Prof. alla Johns Hopkins University di Baltimora (1908-1920), spaziò con le sue ricerche dal campo della psicologia animale e al settore della psicologia infantile. Pur negli eccessi di un'enunciazione dei problemi spesso eccessivamente schematica e semplificatoria, si deve a W. l'impulso determinante per la nascita di un indirizzo psicologico (il comportamentismo o behaviorismo) che avrà tanta importanza da plasmare per vari decenni gli sviluppi della psicologia statunitense almeno fino agli anni Sessanta del Novecento.
Studiò all'univ. di Chicago e insegnò poi psicologia sperimentale e comparata alla Johns Hopkins University di Baltimora (1908), fino a quando dovette dimettersi a causa del suo divorzio (1920). Direttore di numerose riviste scientifiche, nel 1915 fu eletto presidente dell'Associazione Americana di Psicologia. Dopo l'abbandono dell'insegnamento si dette al commercio nella J. Walter Thompson Company della quale fu vicepresidente (1924-1936), quando fu nominato vicepresidente della William Esty and Company. Continuò a coltivare la psicologia fra l'altro impartendo corsi sul behaviorismo nella New School for Social Research e nella Cooper Union a New York (1920-1930).
Subì dapprima l'influenza di J. R. Angell e della corrente funzionalista, dedicandosi poi in particolare allo studio del comportamento animale e infantile (notevoli gli studi sull'apprendimento nel ratto, l'imitazione nelle scimmie e su alcune specie di uccelli). In decisa polemica con gli indirizzi psicologici a lui contemporanei (in special modo lo strutturalismo di E. B. Titchener, con la sua insistenza sul metodo introspettivo e la sua concezione della psicologia come disciplina che studia i contenuti mentali) W., nel famoso "manifesto" del 1913 (Psychology as the behaviorist views it) sostenne che l'oggetto della psicologia è il comportamento, cioè la risposta dell'organismo agli stimoli (schema S-R) e che gli unici metodi scientificamente legittimi sono i metodi obiettivi, metodi che permettono l'attendibile ripetizione degli esperimenti e la validazione delle ipotesi, senza alcuna necessità di privilegiare i resoconti verbali del soggetto studiato. Cadevano quindi le restrizioni connaturate al metodo introspettivo, non applicabile ovviamente allo studio degli animali e dei bambini, e si tentava un'estensione all'uomo di metodologie di ricerca già consolidate nelle indagini sull'apprendimento animale. Negli anni successivi, anche tenendo conto degli apporti di V. M. Bechterev e di I. P. Pavlov, W. portava a compimento la costruzione di una psicologia comportamentista (o behaviorista) in grado di affrontare, secondo le nuove prospettive, i tradizionali problemi psicologici, ridefinendoli opportunamente e negando sistematicamente l'importanza dei processi cerebrali centrali per sottolineare invece il ruolo dei processi periferici (sensoriali e motori). Persino il pensiero veniva così definito come linguaggio subvocale, riducibile quindi a movimenti sia pure quasi impercettibili dell'apparato vocale. Contrario a ogni inquinamento metafisico, W. respingeva poi come concetto esplicativamente inutilizzabile anche quello di istinto, che pure aveva dapprima impiegato, sostenendo un radicale ambientalismo. I suoi esperimenti sui bambini lo portavano per es. a ritenere che, a parte alcune risposte emotive base (rabbia, paura, ecc.) i cui stimoli specifici potevano essere facilmente individuati, in tutti gli altri casi si trattasse di risposte derivate e indubbiamente apprese. Il ruolo dei fattori innati veniva così drasticamente limitato a favore dei fattori ambientali che acquisiscono il massimo rilievo (con ovvie implicazioni applicative e educative). Notevoli anche i tentativi di W., nell'applicazione corrente delle sue concezioni, di stabilire sperimentalmente procedure di condizionamento e decondizionamento tali da determinare l'estinzione di risposte non desiderate (per es., eliminazione di paure infantili). Brillante polemista e divulgatore (si veda per es., The psychological case of infant and child, 1928, e The ways of behaviorism, 1928), W. procedette a dare, negli anni Venti, il massimo di diffusione alla sua concezione, che guadagnò presto vastissima popolarità, nonostante le riserve della generazione di psicologi a lui contemporanea. Opere principali: Behavior; an introduction to comparative psychology (1914); Psychology from the stand-point of behaviorism (1919); Behaviorism (1924); Battle of behaviorism (in collab. con W. McDougall, 1928).