Metodica, basata su algoritmi impiegati negli elaboratori elettronici, che permette il trattamento automatico di espressioni matematiche (per es., polinomi, funzioni razionali e funzioni trascendenti), per generare nuove espressioni più semplici, oppure per ottenere altre espressioni mediante trasformazioni algebriche e analitiche che operino su simboli e non solo su numeri; è anche detta, con uso improprio, m. simbolica, calcolo formale, calcolo simbolico, algebra computazionale ecc. Tale metodica è divenuta uno strumento indispensabile in tutti i campi della ricerca scientifica e tecnologica moderna come, per es., in fisica delle particelle elementari, in astrofisica, in relatività generale ecc. Per mezzo dei programmi di m. algebrica è anche possibile effettuare calcoli numerici controllando gli errori di approssimazione e di troncamento, che sono sempre presenti nei calcoli numerici, con calcolatori i quali, di regola, impiegano l’aritmetica approssimata a virgola mobile.
Il trattamento e la guida dell’uomo mediante lo sfruttamento delle sue disposizioni e proprietà, per servirsene in modo controllato in ordine a fini scientifici, sociali o politici, spesso a lui estranei. I metodi e le possibilità della m. si basano sullo sfruttamento delle reazioni e sulla modificazione della struttura ereditaria. Tale sfruttamento può aver luogo mediante informazione unilaterale, ripetuta intensamente (propaganda, pubblicità), o per isolamento sensoriale, fino a indurre il soggetto a fare o dire sempre quel che da esso si desidera.
Nella tecnica telegrafica, l’operazione mediante la quale si formano i segnali telegrafici per mezzo di un manipolatore telegrafico. Nella telegrafia su filo, il manipolatore è usato per chiudere sulla linea il circuito di un generatore di corrente continua; si inviano così sulla linea stessa degli impulsi rettangolari di corrente che costituiscono i segnali telegrafici. Nel caso della radiotelegrafia, invece, tali impulsi servono a modulare, di ampiezza o di frequenza, la radioonda generata da un trasmettitore ad alta frequenza. Il sistema più usato è la manipolazione per soppressione di portante: il manipolatore è inserito, direttamente o a mezzo di un relè, sull’alimentazione dell’oscillatore a radiofrequenza, in modo che il trasmettitore irradia solo quando il manipolatore è chiuso. Nella m. di frequenza il manipolatore è inserito nel circuito di un modulatore di frequenza, in modo che, agendo su esso, si varia di una quantità fissa la frequenza emessa dal trasmettitore; questo sistema di m. è uno dei più complessi ma consente una velocità di trasmissione più elevata che non il precedente.
In generale si dà il nome di manipolatore a un dispositivo meccanico usato per manipolare sostanze pericolose o di delicato maneggio ovvero per eseguire operazioni manuali in ambienti nocivi. In particolare, nella tecnologia nucleare, tale dispositivo consente di manipolare a distanza sostanze radioattive, effettuando operazioni di afferraggio, apertura o chiusura di contenitori ecc. In tecnologia meccanica, il manipolatore è un dispositivo a comando idraulico o elettrico, usato per afferrare un pezzo di peso notevole e portarlo, secondo traiettorie prestabilite e nella posizione desiderata, alla macchina utensile che deve lavorarlo. Si chiama manipolatore anche l’apparecchio per mezzo del quale si introducono modifiche nei circuiti elettrici, talora secondo un ordine prestabilito; nei veicoli a trazione elettrica, prende il nome di combinatore di marcia o controller.