Musicista francese (Ciboure, Pirenei Francesi, 1875 - Parigi 1937). Guidò, insieme a C. Debussy, l'innovazione musicale dei primi trent'anni del Novecento, in Francia e ben oltre i suoi confini, esprimendosi ai più alti vertici nelle composizioni per pianoforte e utilizzando con raffinata eleganza diverse espressioni musicali. L'arte di R., caratterizzata da una raffinata perizia compositiva, è segnata nello stesso tempo da una sofisticata ricerca stilistica che si realizza nell'uso di un linguaggio musicale eclettico e nel montaggio con il corrente repertorio consumistico: da qui gli accenti e le movenze spagnolesche della Rapsodia orchestrale e della commedia L'heure espagnole, e la strepitosa miscela tra grande artigianato orchestrale e ossessiva spirale melodica nel celeberrimo Bolero (1928). Da questo derivano anche le seduzioni dei valzer di sapore viennese nei Valses nobles et sentimentales per pianoforte e in La valse per orchestra. E deriva, infine, l'uso di materiali d'ogni tipo: dall'operetta americana al vecchio jazz di New Orleans, al ragtime e così via; per esempio la Sonata per violino e pianoforte (1927) contiene un fascinoso movimento di blues.
Nato in provincia da madre basca e di padre svizzero francese. Studiò prima con H. Ghis (pianoforte) e Ch. René, poi (dal 1889) al conservatorio di Parigi, dove frequentò successivamente le classi del De Bériot (pianoforte), del Pessard (armonia), del Gédalge (contrappunto) e di Gabriel Fauré (composizione). Compose già in quegli anni molte pagine vocali da camera, pezzi per pianoforte e altro. Nel 1898 si eseguirono le Sites auriculaires per pianoforte a 4 mani (poi orchestrate) alla Société Nationale, nel 1899 l'ouverture Shéhérazade e nel 1900 i due Épigrammes de Marot, tutte musiche osteggiate dal pubblico e dalla critica che le giudicavano pericolosamente rivoluzionarie: concorse quattro volte al Prix de Rome, che non gli fu mai assegnato (l'ultima volta nel 1905). R., disgustato, si ritirò da allora in poi da ogni ambiente «ufficiale», dedicandosi unicamente alla composizione. Soltanto in un breve periodo (intorno al 1920-30) ricomparve in concerti quale interprete della propria musica, al pianoforte (di cui era un raffinato virtuoso) o sul podio direttoriale. Da quel momento R. si appartò completamente dalla vita musicale ufficiale, rifiutando sempre ogni invito a partecipare a commissioni, ad accettare cariche, e rinunziando a tutte le onorificenze. Passò gli ultimi anni in una penosa infermità nervosa che gli impediva ogni creazione.
Non molto abbondante la produzione di R.: ogni opera, sia pure la minima, reca il segno di una lunga maturazione, di un severissimo spirito di critica: la forma è sempre classicamente perfetta, la tecnica esemplare. Insieme a C. Debussy, cui alcuni vollero ravvicinarlo (senza troppo fondamento), R. fu il maggior musicista francese del suo tempo, specialmente quale virtuoso della composizione, della «forma». Il suo temperamento stesso lo portò a reagire radicalmente, più di Debussy, contro il romanticismo ottocentesco e a ricollegarsi idealmente allo spirito della tradizione francese dei clavicembalisti settecenteschi. Opere principali: teatro: L'heure espagnole, commedia musicale in 1 atto (Parigi 1911), L'enfant et les sortilèges (fantasia lirica in 2 quadri, Montecarlo 1925) e i balletti Daphnis et Chloé (Parigi 1912), Boléro (1928); coro: 3 Chansons a voci miste (1916); orchestra: Rhapsodie espagnole (1907), La valse (1920), 2 Concerti per pianoforte e orch. (1931 e 1932; il 2º per la sola mano sinistra, composto per P. Wittgenstein, fratello del filosofo, che aveva perso il braccio destro in guerra), oltre la ripresa in veste orchestrale, spesso a scopo teatrale, di alcuni lavori pianistici; canto: Shéhérazade (1903), Histoires naturelles (1906), Mélodies populaires grecques (1907), 3 Poèmes de Mallarmé (1914), 2 Melodies hébraïques (1915), Don Quichotte à Dulcinée per basso e orchestra; musica strumentale da camera: Quartetto per archi (1902-03), Introduzione e Allegro per arpa e quartetto d'archi, flauto e clarinetto (1906), Trio per pianoforte, violino e violoncello (1915), Sonata per violino e violoncello (1922), Sonata per violino e pianoforte (1927), Tzigane per violino e pianoforte; pianoforte (compresi alcuni lavori poi orchestrati): Pavane pour une infante défunte (1899), Jeux d'eau (1901), Miroirs (1905), Sonatine (1903-05), Gaspard de la Nuit (1908), Contes de ma Mère l'Oye (1908), Valses nobles et sentimentales (1911), Tombeau de Couperin (1914-17). In mezzo a queste innumerevoli suggestioni trovano posto anche rimembranze della grande stagione operistica francese del secolo precedente (L'enfant et les sortilèges, 1925, su libretto della scrittrice francese S.-G. Colette). Infine, nel 1929-31, prima che si manifestassero i sintomi della malattia cerebrale che lo avrebbe condotto alla morte, scrisse il Concerto in sol, caratterizzato da rimembranze jazzistiche, e il Concerto in re per la mano sinistra, dotato di una densa struttura sinfonico-pianistica. Accanto alle opere originali sono da ricordare varie trascrizioni orchestrali di composizioni di Chopin, Debussy, Chabrier, Schumann e Musorgskij (Quadri di una esposizione).