In meccanica applicata, si considerano come m. di una macchina tutte le sue parti che sono in moto relativo l’una rispetto all’altra; sono considerate come un unico m. tutte le parti rigidamente collegate tra loro. I m. di una macchina possono essere solidi, liquidi o aeriformi. M. liquido è, per es., l’acqua che circolando dentro una pompa idraulica subisce un innalzamento di pressione; m. aeriformi sono, per es., il vapore o il gas che agiscono sulla palettatura mobile di una turbina, provocandone la rotazione. I m. solidi possono essere considerati rigidi oppure deformabili a seconda che le deformazioni, sempre presenti, possano essere trascurate oppure intervengano nello stabilire la posizione dei vari membri. I m. solidi deformabili possono essere distinti, a loro volta, in elastici, anelastici e flessibili. M. elastici sono quelli, per es. le molle, che subiscono deformazioni proporzionali alle forze agenti; sono anelastici i m. che mantengono totalmente la deformazione subita; sono flessibili i m., come le funi, le catene e le cinghie, che possono sposare una superficie qualsiasi.
I m. di una macchina possono essere distinti anche in fissi e mobili, ma in base alla definizione sopra enunciata tutte le parti fisse possono essere considerate come un m. unico, comunemente chiamato telaio della macchina. zoologia
Ognuna delle appendici deputate alla funzione di locomozione del corpo dei Vertebrati. Sono distinti in m. impari e pari. I primi sono le pinne impari (dorsali, anali e caudali) degli Agnati, pesci, Urodeli, larve di Anuri, Cetacei: duplicature cutanee che, negli Agnati e nei pesci soltanto, sono sorrette da uno scheletro proprio cartilagineo od osseo. I m., o appendici, pari, presenti in tutti i Vertebrati eccettuati gli Agnati, sono le pinne pari dei pesci o pterigi e gli arti dei Tetrapodi o chiridi, le estremità a cinque dita. L’appellativo estremità libera, usato comunemente in luogo di m., viene applicato anche in senso ristretto per indicare il segmento distale del chiridio, l’autopodio. Le strutture scheletriche delle appendici pari (scheletro appendicolare) constano dello scheletro proprio dell’appendice, interno a essa, e dello scheletro del cinto di sostegno (scapolare o toracico per i m. anteriori; pelvico per i m. posteriori).
Varie e discusse sono le ipotesi espresse sull’origine filogenetica dei membri. Una teoria ammette, anche sulla base di reperti paleontologici, l’esistenza di un Vertebrato primitivo che avrebbe posseduto due pieghe cutanee continue (pticopterigi), una dorsale e una ventrale, che si estendevano lungo i fianchi del corpo. Per coalescenza, le due dorsali di destra e di sinistra avrebbero dato una parte delle pinne impari; le due ventrali, analogamente, avrebbero completato la formazione delle pinne impari, e dato origine agli pterigi nei Pesci. Da questi deriverebbero le quattro estremità nei Tetrapodi. Altra teoria, solo di interesse storico, faceva derivare le pinne pari dei Pesci dai due ultimi archi branchiali che, perduta la loro funzione, si sarebbero rispettivamente trasformati, spostandosi caudalmente, nei due cinti, e i raggi dei due archi nelle pinne.
I m. dei pesci sono caratterizzati dal fatto che né il cinto toracico, né quello pelvico sono collegati direttamente o indirettamente alla colonna vertebrale; nei Tetrapodi, invece, il cinto pelvico è strettamente unito alla regione sacrale, mentre il cinto toracico di rado è connesso direttamente alla colonna vertebrale.
Alla base delle pinne tipiche del tipo biseriale stanno pezzi basali, cartilaginei od ossei, da cui si dipartono numerosi radiali che si connettono con raggi dermici del margine libero della pinna. Gli arti dei Tetrapodi, anteriori e posteriori, sono essenzialmente simili e tipicamente pentadattili (➔ chiridio); sono detti in latino scientifico podia e distinti in varie regioni: quella prossimale, il braccio e la coscia (brachium e femur), rispettivamente contenenti un osso, l’omero nell’arto anteriore, il femore in quello posteriore; la regione successiva, antebrachium e crus, contenente due ossa, il radio o tibia dal lato preassiale, l’ulna o la fibula dal lato post-assiale; la regione distale, suddivisa in basipodio (carpo e tarso), metapodio (metacarpo e metatarso) e acropodio con le dita, rispettivamente nella mano e nel piede. Da questa tipica condizione dei m. o podia derivano tutte le svariate modificazioni dell’arto dei Tetrapodi, secondo la funzione, per riduzione, fusione e scomparsa di parti. Tali modificazioni interessano specialmente la parte distale dei m. o autopodio.