Processo che conduce le società meno evolute al conseguimento dei tratti fondamentali della società moderna, il cui grado e i cui contenuti di modernità possono essere di volta in volta variamente definiti. Sebbene la m. comprenda necessariamente fattori esterni di sviluppo (come, per es., l’industrializzazione, l’urbanizzazione, l’alfabetizzazione, le infrastrutture di comunicazione e trasporto), essa implica soprattutto trasformazioni corrispondenti nella sfera culturale, sociale e politica. Nella sfera culturale indica solitamente il passaggio da società di tipo primitivo, nel senso della tradizionalità, a società di tipo moderno nel senso della razionalità. Nella sfera sociale, prevede in particolare il passaggio da un modello di stratificazione sociale basato su legami rigidi (castali o di classe) a un modello di mobilità sociale basato sull’uguaglianza delle opportunità e sulla differenza dei meriti individuali.
Nella sfera politica, dove il concetto trova i suoi impieghi più frequenti, si intende per m. il processo attraverso il quale si attua il passaggio da una condizione generalizzata di ‘sudditi’ a una condizione generalizzata di ‘cittadini’, accompagnato dall’espansione del diritto di voto e della forma di partecipazione politica, mentre dal punto di vista dell’organizzazione politica si raggiungono livelli soddisfacenti nella differenziazione strutturale, nella specificità funzionale e in genere nei rendimenti delle istituzioni.