Nessuna cosa. Il problema filosofico del n., originato da quello dell’antitesi tra essere e non essere nella filosofia eleatica, si risolve sostanzialmente nel problema del non essere. Il problema del n. ha accompagnato poi l’intero sviluppo della filosofia e della teologia, nella misura in cui vi è stato dibattuto il concetto di creazione come possibilità che qualcosa divenga o venga fatto dal nulla. Tra le trattazioni più interessanti del n. nel pensiero medievale è quella di Fredegiso di Tours, che nella Epistola de nihilo et de tenebris mette in rilievo la difficoltà di negare in modo assoluto il n. nell’atto stesso in cui se ne parla.
Nel pensiero moderno, a parte la problematica della creazione, si trova un’analisi particolarmente accurata del n. nella Kritik der reinen Vernunft di I. Kant, dove ne vengono individuati quattro significati: il n. come ens rationis, in quanto concetto vuoto senza oggetto; come nihil privativum, in quanto oggetto vuoto di un concetto; come ens imaginarium, in quanto intuizione vuota senza concetto; come nihil negativum, come oggetto vuoto senza concetto. Con G.W.F. Hegel poi, all’inizio della Wissenschaft der Logik, il n. appare come un termine essenziale della dialettica, e precisamente come il momento della negazione mediante la quale dall’essere indeterminato (e perciò identico al n.) si passa al divenire come loro unità: il n. pertanto non è qualcosa di assoluto, ma sempre soltanto il n. di qualche cosa in funzione di un ulteriore sviluppo dialettico.
Sempre nell’Ottocento, con le filosofie pessimistiche e nichilistiche di A. Schopenhauer e di M. Stirner è invece evidenziato il senso esistenziale del n., che viene a indicare la sostanziale inanità e inconsistenza di ogni realtà. In molte correnti del pensiero del Novecento, infine, soprattutto nella fenomenologia e nell’esistenzialismo, ha assunto molta importanza quello che M. Scheler, nel libro Vom Ewigen im Menschen, ha chiamato il tema ‘dell’abisso del n. assoluto’ come problema pregiudiziale della filosofia e della metafisica. Questo tema trova ampio sviluppo in M. Heidegger, in polemica contro la pretesa di ridurre il n. alla semplice negazione logica. Riprendendo il tema kierkegaardiano dell’angoscia, Heidegger sostiene infatti che l’angoscia rivela il n. come condizione essenziale della libertà e della stessa rivelazione dell’essere. Il n. infatti è la limitazione originaria ed essenziale dell’essere, e per questo il problema del n. è il problema essenziale della metafisica. Anche per J.-P. Sartre il n. occupa un posto fondamentale nel costituirsi della coscienza, in senso non soltanto teoretico ma anche pratico, poiché la stessa libertà della coscienza comporta sempre l’annientamento di ciò a cui si rapporta e da cui reciprocamente viene continuamente minacciata di annientamento.