orchestra
Fare musica insieme
L’orchestra era in origine lo spazio centrale dei teatri antichi. Intorno alla seconda metà del 17° secolo, quando si sviluppò una musica strumentale autonoma (ossia senza voci), alcuni teorici chiamarono con questa parola un insieme di musicisti più o meno ampio. Presente nei più diversi repertori di musica classica, moderna od operistica, l’orchestra comprende diverse famiglie di strumenti, ognuna con un proprio timbro e suddivisa in strumenti dalle differenti estensioni, dal più acuto al più grave
Nell’antichità greca e romana la parola orchestra definiva lo spazio tra la scena e le gradinate nel quale si potevano svolgere danze e in cui prendeva posto anche il coro. In seguito, quando nacque l’opera lirica, si chiamò orchestra il luogo, tra il palcoscenico e la platea, in cui, durante l’esecuzione del melodramma, suonavano gli strumentisti.
Oggi l’orchestra è l’insieme degli strumentisti che collaborano a un’esecuzione musicale, riuniti in un preciso ordine per gruppi di strumenti e disposti a semicerchio sia per motivi di acustica, sia per osservare i gesti e per seguire le indicazioni del direttore d’orchestra che di regola si pone in piedi davanti all’orchestra. La sua figura è fondamentale nel caso di un grande numero di elementi quando, nel corso delle prove o durante l’esecuzione, è indispensabile una persona che indichi a ciascuno strumento quando iniziare a suonare, che coordini le frasi musicali e le dinamiche (se suonare piano o forte, quando accelerare il tempo, come suonare in relazione agli altri e così via), insomma che guidi tutti i musicisti e ne rafforzi lo spirito d’insieme.
Tuttavia, non tutti i gruppi di strumentisti possono essere definiti orchestra. Per parlare di orchestra vera e propria non soltanto occorre che il numero dei musicisti presenti risulti superiore a dieci, ma soprattutto è necessario che ciascuna delle differenti parti musicali da eseguire non sia affidata a un singolo strumento, ma che più musicisti leggano lo stesso spartito e suonino insieme le stesse note, cioè suonino all’unisono.
Inoltre, dal momento che vi sono tanti tipi di strumenti, appartenenti a diverse famiglie (ad arco, a fiato, a percussione, elettronici), in base alla loro presenza e al loro numero l’orchestra può assumere caratteristiche e denominazioni diverse. Vi sono, così, l’orchestra sinfonica, che accoglie tutti gli strumenti delle diverse famiglie e che può essere formata da oltre cento elementi, l’orchestra da camera, che prevede un numero limitato di musicisti, l’orchestra di soli strumenti a fiato, di soli archi, di ottoni.
Un’orchestra può essere qualificata e distinta anche a seconda del tipo di repertorio musicale che esegue e così si può parlare di orchestra d’opera, di orchestra radiofonica, di orchestra da ballo, di orchestra jazz, di banda militare e così via.
Una grande orchestra moderna, di quelle che possiamo ascoltare nelle sale da concerto o nei teatri d’opera, prevede normalmente l’impiego di diverse famiglie di strumenti. La base è formata da un nutrito gruppo di archi, più o meno ampio a seconda del repertorio che si esegue: vi sono due sezioni di violini (chiamati rispettivamente violini primi e violini secondi), quindi, in numero minore, le viole, e infine, a diminuire, i violoncelli e i contrabbassi.
Gli strumenti a fiato sono presenti generalmente a coppie, o in numero di tre ciascuno: per la famiglia dei legni abbiamo il flauto, l’ottavino (un flauto di dimensioni ridotte e molto acuto), l’oboe e il corno inglese (una specie di oboe dal suono più nasale), due o tre clarinetti, un clarinetto basso, due o tre fagotti ed eventualmente il controfagotto (un fagotto più basso); del gruppo degli ottoni sono presenti invece i corni (da un minimo di due a un massimo di sei), le trombe, i tromboni e il basso tuba. Non mancano le percussioni: dai timpani alla grancassa, dal tamburo militare ai piatti e alle campane, dal triangolo al gong (ma ricordiamo che la famiglia delle percussioni è numerosa). Talvolta è possibile incontrare strumenti aggiunti secondo le indicazioni della partitura: per esempio l’arpa, il pianoforte, il sassofono, l’organo, l’armonium, il clavicembalo.
Nel Medioevo e nel Rinascimento non vi erano particolari indicazioni o regole per far suonare insieme più strumenti: la musica vocale era considerata più importante e gli strumenti si limitavano ad accompagnare i cantanti o a ricalcarne le melodie, utilizzando più spesso strumenti a fiato. I primi raggruppamenti strumentali vennero chiamati concerti e non avevano una forma fissa: i compositori non manifestavano alcuna attenzione per il timbro, tanto che la gran parte della musica composta in quel periodo poteva essere suonata con qualunque strumento si avesse a disposizione.
Verso la metà del 17° secolo prevalse il suono degli archi, che diventarono in poco tempo la base di ogni gruppo orchestrale. Il compositore Arcangelo Corelli, a Roma, scrisse composizioni per orchestra eseguite da un gruppo di archi che poteva arrivare a comprendere anche cento esecutori! In Francia, alla corte di Luigi XIV, Jean-Baptiste Lully fondò i 24 violons du roi («24 violini del re»), la prima orchestra con una disciplina comune che egli stesso dirigeva aiutandosi con un bastone.
Al gruppo degli archi, per rinforzare il suono, si affiancarono talvolta una coppia di strumenti a fiato e uno strumento a fiato grave. L’orchestra del periodo barocco si ampliò e si diversificò a seconda delle necessità, mantenendo però una distinzione tra gli strumenti melodici (violino, flauto, oboe) e quelli cosiddetti armonici o di sostegno (clavicembalo, organo, liuto) che, potendo suonare più note insieme, realizzavano accordi che riempivano lo spazio tra i suoni più bassi (eseguiti dai violoni, dai violoncelli e dai fagotti) e quelli acuti.
A partire dalla metà del 18° secolo l’orchestra si organizzò in maniera definitiva: al gruppo fisso degli archi si aggiunsero gli strumenti a fiato, dapprima due oboi e due corni, poi due flauti, due clarinetti, due fagotti. Quindi si unirono trombe e timpani. L’orchestra più famosa del periodo era quella della corte austriaca di Mannheim, assai importante per i successivi sviluppi dell’orchestra.
I compositori che diedero maggior impulso alla musica orchestrale classica furono Franz Josef Haydn, Wolfgang Amadeus Mozart, Christoph Willibald Gluck e in seguito Ludwig van Beethoven, il quale aumentò il numero degli strumenti a fiato (tre corni nella Terza sinfonia, quattro corni nella Nona sinfonia) per poi usarne di nuovi (ottavino, controfagotto, tre tromboni nella Quinta sinfonia) e rinforzare il gruppo delle percussioni (Nona sinfonia).
L’orchestra romantica mantenne la base di quella classica facendo crescere il numero degli strumenti a fiato, in special modo dopo il 1830. Fra i compositori che sperimentarono nuovi strumenti nell’orchestra e che si distinsero nell’ideazione di nuovi effetti timbrici sono da ricordare il francese Hector Berlioz (a lui nel 1844 si deve anche un celebre trattato di orchestrazione, ossia dell’arte di impiegare al meglio il timbro e il colore degli strumenti) e i tedeschi Richard Wagner, Gustav Mahler e Richard Strauss. A Wagner spetta l’utilizzo del cosiddetto golfo mistico, ossia la buca entro la quale l’orchestra prende posto nei teatri d’opera per migliorare l’acustica e per garantire la totale visibilità del palcoscenico da parte del pubblico. La crescente complessità della scrittura orchestrale e il maggior numero degli strumenti impiegati comportarono l’affermazione della figura del direttore d’orchestra, con compiti di coordinamento dei musicisti e di interpretazione del brano musicale.
La musica del Novecento è stata particolarmente ricca di stili e di tendenze diverse: anche l’orchestra si è adeguata alla sperimentazione dei compositori, accogliendo nuovi strumenti, nuovi modi di scrittura e una maggiore varietà nella scelta di arditi accostamenti timbrici. Vi sono stati un notevole incremento delle percussioni e, dopo gli anni Cinquanta, un sempre più massiccio uso degli strumenti elettronici (chitarra e basso elettrico, tastiere, suoni registrati su nastro magnetico od ottenuti con l’ausilio del computer).
Negli ultimi decenni del secolo si è registrata una grande varietà di formazioni strumentali e orchestrali a seconda dell’invenzione dei compositori. Così se in alcuni casi l’orchestra è stata ingrandita in maniera gigantesca per evocare sonorità sempre più fragorose, molti altri compositori hanno preferito impiegare gruppi ristretti di strumenti.