Medico e filosofo (n. Abano 1250 - m. prima del 1318). Interprete, fra i più rappresentativi, di una nuova cultura, elaborata soprattutto nell'ambito delle facoltà delle Arti, nutrita dell'apporto della scienza greco-araba, tendente a svincolarsi sempre più da presupposti teologici (senza tuttavia negarli), nell'indagine che ha per oggetto l'ordine naturale delle cose.
Incerte le linee della sua biografia; sappiamo che, dopo aver compiuto lunghi viaggi, che lo portarono tra l'altro a Costantinopoli, dove si trattenne lungo tempo e a Parigi (dal 1310), dove forse insegnò, divenne, nei primi anni del sec. XIV, professore di medicina e di filosofia naturale all'università di Padova, che fu per secoli un centro di studi scientifici e naturali, ispirati soprattutto a una libera interpretazione dell'aristotelismo, vicina talvolta a posizioni averroiste. Ma, dopo che già altre volte era stato sottoposto a persecuzioni per sospetti di eresia, egli fu nel 1315 processato e condannato, nonostante una sua pubblica professione di fede cattolica. Secondo testimonianze più tarde, sembra che dopo la morte il suo corpo fosse bruciato come un eretico.
Tra i suoi scritti l'opera maggiore è il Conciliator differentiarum philosophorum et precipue medicorum (1303; varie edizioni a stampa); altri scritti: Liber Physionomie (1295), Lucidator dubitabilium astronomie (1310); un trattato sull'astrolabio, uno sul moto dell'ottava sfera e uno sui veleni; varie le traduzioni: i Problemi di Alessandro di Afrodisiade, i Problemi attribuiti ad Aristotele (con commento), versioni di scritti medici (di Galeno e Dioscuride), e la revisione della versione latina di scritti astrologici di Abrāhām ibn ῾Ezrā. Il Conciliator, l'opera maggiore di P., è un grande manuale scientifico nel quale, attorno alla centrale tematica medica, si discutono molte questioni di ordine generale come i rapporti della medicina con le altre discipline e quindi particolari dottrine fisiche (dalla costituzione degli elementi all'influenza dei corpi celesti). Aristotelico per la generale concezione del mondo (sottolineando la distinzione tra discorso filosofico e discorso teologico), P. svolge ampiamente i rapporti tra medicina e astrologia. P. si occupò di ricerche astrologiche, facendo dipendere l'accadere umano dagl'influssi astrali e venendo per ciò ad affermazioni non ortodosse, così come non ortodossa era la sua spiegazione della resurrezione di Cristo mercé l'ipotesi della morte apparente. Meno chiara è la partecipazione di P. alle concezioni di Averroè, che egli comunque non combatté, contribuendo anzi a introdurle nello studio patavino e determinando così la prima genesi della tradizione averroistica dell'Italia nordorientale.