In genetica, la partecipazione di numerosi geni nel controllo di un carattere. Dopo la scoperta delle leggi di Mendel si discusse lungamente se tutti i caratteri ereditari obbedissero a tali leggi. Le apparenti eccezioni sono numerose: caratteri quali la statura, la dimensione di vari organi, la colorazione della pelle nell’uomo ecc., non segregano apparentemente in maniera mendeliana, ma si presentano, nelle varie generazioni successive, con intensità più o meno intermedia fra quelle degli ascendenti. Si era perciò pensato a un altro tipo di eredità (eredità mista o intermedia), valevole per i caratteri cosiddetti ‘quantitativi’, contrapposto all’eredità mendeliana, valevole per i caratteri ‘qualitativi’ (per es., gruppi sanguigni). In realtà, gran parte della variabilità esistente (altezza, peso, forma, colore, attività metabolica, tasso riproduttivo ecc.) non è qualitativa, ma quantitativa, con valori che variano in modo più o meno continuo (v. fig.). Le ricerche (1910) di H. Nilsson Ehle, di A. Lang e di altri hanno dimostrato che i caratteri quantitativi dipendono da numerose coppie di geni, ciascuna delle quali obbedisce alle leggi di Mendel. Ogni gene influenza lo stesso carattere, detto perciò poligenico, e ha azione additiva rispetto agli altri. Per es., ammettiamo che 6 coppie di geni intervengano nel determinare la statura, e che ciascun gene influisca aumentandola di 10 unità. Se l’omozigote recessivo aa bb cc dd ee ff ha statura = 100, l’omozigote dominante AA BB CC DD EE FF, che ha 12 geni per la statura elevata, avrà statura = 220. L’eterozigote Aa Bb Cc Dd Ee Ff, con soli 6 geni dominanti, avrà statura = 160, cioè intermedia fra quelle dei genitori. La seconda generazione F2 proveniente dall’incrocio di due eterozigoti sarà composta di numerose combinazioni, con diversi numeri di geni dominanti. Le frequenze teoriche delle varie combinazioni sono indicate in tab. Su un limitato numero d’individui la probabilità della comparsa dei segreganti estremi (con 12 geni o con zero geni per l’alta statura) è molto piccola (1/4096). Quindi la popolazione sarà composta prevalentemente di individui con statura intermedia fra quella degli avi, con una certa variabilità, maggiore che non nella prima generazione F1. Se il numero di coppie di geni che controllano il carattere è maggiore, l’effetto è ancora più spiccato. Tali geni polimeri si chiamano anche poligeni.