letteratura Componimento poetico che si diffuse in Italia agli inizi del 19° secolo. Nata dall’interesse dei preromantici e romantici per le forme poetiche delle origini medievali, in particolare per l’antica poesia narrativa scozzese e per quella storico-cavalleresca spagnola del 15° e 16° sec., la r. si caratterizzò subito più per il suo contenuto, storico, narrativo, epico-lirico, che per la sua struttura metrica, assai varia. Sviluppatasi anzitutto in Germania (J.W. Goethe, F. Schiller, L. Uhland, A. Chamisso, H. Heine), trovò imitatori in Inghilterra (W. Scott, W. Wordsworth, S.T. Coleridge, G.G. Byron, P.B. Shelley, J. Keats), in Francia (V. Hugo), in Italia (G. Berchet, G. Prati, G. Carducci). Anche qui si predilessero temi storico-leggendari, spesso con una decisa componente patriottica, l’ambientazione medievale e andamenti popolareggianti. Le forme adottate, assai varie, sono riconducibili soprattutto all’ode per l’uso di versi brevi, specie parisillabi, per l’organizzazione delle rime, per i ritmi assai scanditi. musica Composizione per voce e strumento, generalmente pianoforte (eccezionalmente per voce e gruppo strumentale o per voce e orchestra), su un testo di carattere amoroso e sentimentale. Sorta nella seconda metà del Settecento in Francia, rispondeva al canone della semplicità di J.-J. Rousseau, che ne scrisse molte. Inizialmente ebbe vasta fortuna presso musicisti minori, ma nella seconda metà del 18° sec., con il nome di melodie, fu utilizzata da molti compositori: da G. Gounod a G. Bizet, da J. Massenet a C. Saint-Säens, raggiungendo la maturità verso il 1875 con H. Duparc, G. Fauré, E. Chabrier, E. Chausson e rinnovandosi, agli inizi del 20° sec., con C. Debussy e M. Ravel.
In Italia la r. divenne un genere diffusissimo e si qualificò come una sorta di riduzione domestica e facilitata dell’aria melodrammatica. Parallelamente, nel melodramma presero il nome di r. quelle arie caratterizzate da un patetico abbandono della melodia alla corriva vena sentimentale dei versi. Tra i più celebri autori di r. si segnalarono F.P. Tosti, L. Denza, M.P. Costa, R. Leoncavallo, P.A. Tirindelli, E. De Leva, A. Rotoli.
Tutt’altro carattere della r. francese e italiana ebbe la r. tedesca, caratterizzata da un lirismo intimo e appassionato. Nonostante non manchino esempi vocali (come le Romanzen aus Tiecks Magelone op. 33 di J. Brahms), la maggioranza delle r. dovute a musicisti dell’area culturale tedesca è per strumenti solisti (come il pianoforte o il violino) o per strumenti solisti e orchestra o per orchestra: famose le romanze di W.A. Mozart, di L. van Beethoven, di R. Schumann. Enorme diffusione ebbero in tutta Europa le Romanze senza parole per pianoforte di F. Mendelssohn, ma in questo caso si trattava della traduzione arbitraria, in quanto riportata a un ambito di consuetudini stilistico-formali tipicamente latine, del titolo originale Lieder ohne Worte («Lieder senza parole»).