serratura Dispositivo che serve ad assicurare la chiusura di porte, sportelli e simili. È di uso antico: se ne sono trovate nelle tombe egizie e s. romane di bronzo sono ancora conservate in porte di templi e nelle case di Pompei. Dal 12° sec. fino al 16° le s., fissate all’esterno dei mobili o delle porte, ne formavano un elemento decorativo, ed ebbero quindi spesso aspetto assai elaborato.
Le s. attuali più semplici non sono sostanzialmente diverse da quelle antiche e derivano dalla chiusura a chiavistello; consistono in una sbarra resa manovrabile dall’esterno mediante una chiave che, introdotta in un foro (toppa) praticato nel battente, fa scorrere in avanti e indietro il chiavistello stesso entro apposite guide.
Nella fig. 1 sono illustrate: in A una s. di sicurezza a leve, senza coperchio e in B le relative chiavi a doppia mappa. La chiave si introduce nella toppa a in modo che il risalto b si impegni nella tacca c; con il primo mezzo giro della chiave gli intagli e risalti della mappa d innalzano le leve e con riscontri comprimendo le molle f; i riscontri sono fatti in maniera tale che alcuni denti g vengano a trovarsi allineati così da lasciar passare verso destra il perno h (solidale con il catenaccio i), che va a occupare il vano successivo (mandata); il movimento verso destra è provocato dalla stessa mappa che agisce sulla cremagliera l. Con l’altro mezzo giro avvengono movimenti analoghi (seconda mandata) a opera dell’altra mappa, che essendo diversa dalla prima richiede una diversa forma dei denti (m). Infine con un altro giro completo della chiave il catenaccio giunge a fine corsa. Le s. semplici funzionano con lo stesso principio, ma sono fornite di chiave con una sola mappa e di un numero molto inferiore di riscontri.
Altri tipi di s. di sicurezza sono quelli ideati da Linus Yale (s. Yale) nel 1848 (fig. 2). Il catenaccio della s. è azionato mediante cremagliera dal dente rotante a visibile nella fig. 3; questa mostra il blocchetto (o cilindro) della s., parzialmente sezionato: in esso si infila la chiave b che, con i suoi riscontri, spinge in basso i piccoli perni c (di lunghezza uguale alla profondità dei riscontri) e i controperni d, vincendo la pressione delle molle e, in modo che essi risultino allineati e lascino libero di rotare il cilindro interno f, reso solidale al dente a con l’introduzione della chiave. Il blocchetto è generalmente doppio, la chiave cioè può essere introdotta dall’interno o dall’esterno della porta.
Una classe particolare di s. è costituita dalle s. a segreto o a combinazione, nelle quali non vi sono chiavi, ma solo alcuni bottoni di comando che portano corone segnate con numeri o lettere; la s. si apre quando tutti i bottoni sono disposti in modo che i numeri o le lettere formino una combinazione predisposta; in qualche caso un congegno a tempo impedisce l’azionamento della s. al di fuori di un prefissato intervallo di tempo (s. a tempo). Diffusamente impiegate sono anche le s. elettriche, nelle quali si può provocare lo scatto a distanza mediante un apposito circuito elettrico che comanda uno o più elettromagneti.
Per le porte degli alberghi si è diffuso l’impiego di s. elettroniche con notevoli vantaggi, in particolare quelli di eliminare i problemi nella gestione delle chiavi e di facilitare e rendere sicura l’apertura delle s., per la quale esistono diversi sistemi. Tutti sono fondati sull’uso di una tessera, detta nei vari casi chiave elettronica o chiave magnetica, la quale, inserita in apposito ricettore oppure fatta scorrere in adatta fessura o semplicemente avvicinata alla s., determina l’apertura della stessa (fig. 4).
Le s. più moderne sono quelle costituite dal cosiddetto cilindro europeo, introdotte intorno alla fine degli anni 1990; queste sono principalmente utilizzate per s. di porte blindate, unendo la praticità della chiave corta (dimensioni leggermente maggiori delle chiavi per s. Yale) all’impossibilità di duplicazione. Infatti, oltre alla presenza su entrambi i lati della chiave di incavi, incisioni e dentelli per la codifica, sono inseriti anche una serie di piccoli magneti, rendendo unico e non riproducibile il cilindro che accoglie questo tipo di chiavi, in quanto l’apertura avviene solo se i codici magnetici e meccanici corrispondono alla perfezione (fig. 5). Inoltre, rispetto alle s. che utilizzano chiavi a doppia mappa, nel caso di smarrimento non è necessario sostituire l’intera s., ma è sufficiente cambiare soltanto il cilindro. Un ulteriore elemento di sicurezza di queste s. è rappresentato dal fatto che la duplicazione può essere effettuata esclusivamente dalla casa costruttrice, previa presentazione di un certificato, rilasciato al momento dell’acquisto, che attesti la proprietà della serratura.
Negli impianti ferroviari si dice s. un dispositivo di sicurezza avente lo scopo di bloccare nelle posizioni prestabilite, così da evitare false manovre, gli attuatori o i comandi di manovra degli apparati di segnalamento, dei deviatoi o scambi e di quant’altro concerne la sicurezza della circolazione dei treni. Il nome deriva dai primitivi dispositivi di sicurezza della circolazione ferroviaria, in cui era necessario inserire una chiave in una s. meccanica per azionare o bloccare un apparato.