Śiva Divinità tra le più venerate della mitologia indù, membro della triade divina (trīmūrti) con Brahmā e Viṣṇu. In virtù dei suoi molteplici aspetti, benevoli e terrifici a un tempo, Ś. assume forme ed epiteti diversi. Come signore del tempo (Mahākāla), presiede all’incessante dinamica creazione-annientamento-rigenerazione, il cui ritmo è scandito dalla sua danza cosmica (tāṇḍava); sotto questo aspetto, con l’epiteto di Naṭarāja («re della danza»), è spesso rappresentato danzante sul corpo del demone primordiale. Nella veste di sommo creatore, Ś. è conosciuto come Mahāśiva («il grande Ś.»), Maheśvara («il grande signore») o Mahādeva («il grande dio»). Come distruttore, Ś. assume epiteti quali Ugra («il possente»), Bhairava («il terribile»), Hara («il distruttore»). Ś. è anche divino asceta e come tale è venerato sotto l’aspetto di Mahayogi («il grande yogin») o Yogeśvara («signore degli yogin»). La divinità femminile che spesso lo accompagna, simbolo della sua śakti, assume anch’essa diverse sembianze. La molteplicità e la compenetrazione delle varie manifestazioni del dio sono sottolineate da particolari iconografie, che lo ritraggono col corpo per metà maschile e per metà femminile (Ardhanārīśvara), o come una figura a 3 teste (Maheśvara). Grande devozione a Ś. rivolgono le sette śaiva.
L’insieme di correnti filosofico-religiose, particolarmente diffuse nell’India occidentale e meridionale, che pongono al centro della loro speculazione Ś. è denominato śivaismo (o scivaismo). Le correnti śivaite perseguono la liberazione dell’anima individuale dal ciclo delle rinascite, ovvero il superamento del molteplice e la realizzazione della sostanziale identità tra il sé individuale e il sé universale, l’Essere supremo rappresentato da Śiva. Tra le scuole principali, è quella di Pāśupata, dall’epiteto di Ś. Paśupati, il signore (pati) delle anime, cui fa riferimento lo Śaivasiddhānta, o dottrina śivaita, elaborata da Meykanda (13° sec.). Altra setta è quella del Liṅgāyat o Vīraśaiva, fiorita nell’India meridionale. Caratteristiche comuni sono l’importanza annessa alla pratica dello yoga e la forte influenza del tantrismo sul pensiero, sulla ritualità e sulle pratiche ascetiche e comportamentali. Testi fondamentali sono gli Āgama, conosciuti in India settentrionale anche come Tantra, composti a partire dalla fine del 6° sec. d.C.; i loro insegnamenti confluirono nel Tantraloka («La luce dei Tantra»), summa filosofica del kashmiro Abhinavagupta (10° sec.).
È chiamata Śivarātri («notte di Ś.») la festa indù in onore del dio indiano che si celebra la 14ª notte di luna calante del mese di magha (gennaio-febbraio). Durante la festa era solita l’ammissione di nuovi membri all’ordine ascetico dei Gosáin.