(sp. Sevilla) Città della Spagna sud-occidentale (699.759 ab. nel 2008; 1.500.000 ab. considerando l’intera agglomerazione urbana); capoluogo della comunità autonoma dell’Andalusia. È situata sulla sinistra del Guadalquivir, a 80 km dalla foce del fiume dove questo è ancora navigabile. Centro commerciale tra i più importanti della Spagna e capitale economica, finanziaria e culturale dell’Andalusia, si trova nel mezzo di una fertile regione agricola e mineraria di cui esporta i prodotti (vino, olio, frutta, sughero, minerali di ferro). L’Esposizione universale che vi ha avuto luogo nel 1992 è stata occasione di un rilancio della città, per quanto riguarda sia il rinnovamento urbanistico (si segnala in particolare il recupero di un più stretto rapporto con il fiume Guadalquivir, lungo il quale vennero sistemati i padiglioni e sul quale furono costruiti due nuovi ponti) sia lo sviluppo di istituzioni culturali e scientifico-tecnologiche.
Notevole centro portuale e industriale, sede di industrie siderurgiche, meccaniche, agroalimentari, chimico-farmaceutiche, tessili e della ceramica. S. è una delle principali mete turistiche spagnole, non solo per le sue attrattive storico-artistiche, ma anche per quelle naturalistiche del vicino Parco nazionale di Doñana, alla foce del Guadalquivir, ricchissimo di avifauna e interessante per la sua posizione in prossimità dell’estremità meridionale dell’Europa e vicino alla costa africana.
Sul sito dell’odierna S. sorgeva anticamente, nel territorio dei Turdetani, Hispalis, elevata a colonia da Cesare con il nome di Colonia Iulia Romula. Capitale di un conventus iuridicus in età imperiale, fu conquistata dai Vandali (411), dagli Svevi, dai Visigoti e dagli Arabi di Mūsā ibn Nuṣair (712); allora, con il nome di Ishbīliyya, fu scelta come sede del governo da ‛Abd al-‛Azīz governatore dell’Andalusia, alla cui morte (716) la sede fu trasferita a Cordova. Fortificata dal califfo ‛Abd ar-Raḥmān II, S. prosperò nel periodo omayyade. Con l’avvento della dinastia indipendente degli Abbadidi, divenne dal 1023 la loro capitale; nel 1091 le truppe berbere dell’almoravide Yūsuf saccheggiarono la città che, come il resto della Spagna musulmana, fu sottomessa al dominio dei sultani marocchini. Conquistata dall’esercito degli Almohadi (1147), dopo il 1163 quartier-generale delle forze almohadi di Spagna, conobbe nuovamente un periodo di floridezza sotto Abū Ya‛qūb (1163-84) e al-Manṣūr (1184-99). Dopo la conquista da parte di Ferdinando III di Castiglia (1248), la maggior parte degli abitanti dovette abbandonare la città. Ripresasi alla fine del 15° sec., ricoprì una parte importante nella storia del Rinascimento spagnolo: vi fu fondata l’università, vi fu istituita la prima stamperia del regno di Castiglia, vi fiorirono le arti e le industrie. Nel 18° sec., il trasferimento a Cadice del Consiglio delle Indie sotto Filippo V e il decreto di Carlo III che accordava la libertà di commercio diedero due gravi colpi alla prosperità di S., che cominciò a riprendersi solo all’inizio del 20° secolo.
La città conserva nella topografia il carattere moresco (strade strette e tortuose, vicoli ciechi, piazzette); più regolare la periferia. Nel nucleo originario di S. è il centro della vita cittadina (piazze della Costituzione e di S. Fernando, Calle de las Sierpes). Nella città vecchia restano molte caratteristiche case con patio. Notevole la cattedrale, a 5 navate, costruita (1402-98) sulle fondamenta di una moschea di cui resta il minareto (12° sec.), trasformato in campanile, la celebre Giralda. Notevoli la Capilla Real, grandiosa costruzione plateresca (1575) e il Patio de los Naranjos, resto dell’antica moschea. Altre chiese: S. Gil (13° sec., rimaneggiata nel 18°); S. Ana (13° sec.) e S. Catalina (14° sec., con parti di un’antica moschea), in stile gotico-mudéjar; S. María la Blanca (portale gotico) e la chiesa del Salvatore, di stile churrigueresco; del periodo barocco anche la chiesa de la Magdalena e l’Hospital de la Caridad. L’Alcázar, reggia degli Almohadi, dopo la riconquista divenne residenza del re Pietro I che lo trasformò in stile mudéjar (1366; aggiunte posteriori). Tra gli edifici civili: Casa de Pilatos (15°-16° sec.), Casa de la Dueñas (1483), la Casa Lonja (1598), il Palacio de S. Telmo (1682-1754). Ben conservata è l’antica arena per corride detta de la Maestranza (18° sec.).
Negli ultimi decenni del 20° sec. S. è stata oggetto di notevoli interventi architettonici, tra cui il ponte Alamillo e il viadotto della Cartuja, di S. Calatrava (1987-92). Per l’Esposizione universale del 1992 si realizzarono, tra l’altro, il padiglione Italia di G. Aulenti con P.L. Spadolini (1990-92); il padiglione del Kuwait di S. Calatrava (1991-92); l’innovativo padiglione del Belgio di G. Driesen, J. Meersman e J. Thomaes (1992); la passeggiata coperta, progettata da J. Wines del gruppo SITE (1992). Molte le realizzazioni dello studio di A. Cruz e A. Ortiz (edifici per abitazione, stazione di S. Justa, stadio olimpico al Parque de Alamillo, 1997-99). Significative anche le opere di R. Moneo: Edificio de Previsión Española (1982-88), terminal passeggeri dell’aeroporto di S. Pablo (1987-91). Considerevoli anche gli interventi di G. Vázquez Consuegra (recupero del monastero della Cartuja come Istituto andaluso del patrimonio storico, 1997; centrale telefonica, 1990-92; Pabellón de la navigación, sull’isola di Cartuja, 1989-92). Si ricorda infine la sede della Red eléctrica de España sull’isola della Cartuja (M. Bayón, 1991-92).
Regno di S. Uno degli Stati musulmani della Spagna, indipendente dal califfato di Cordova nel 1023 e durato fino al 1091.
Trattato di S. Concluso il 9 novembre 1729, pose fine al conflitto, scoppiato nel 1727, che aveva contrapposto la Francia e la Gran Bretagna alla Spagna. Con esso la Gran Bretagna ottenne la restituzione di Gibilterra e la conferma degli accordi commerciali stabiliti a Utrecht (1713); Londra e Parigi promisero di appoggiare la successione spagnola nel ducato di Parma e Piacenza.