testurizzazione Nell’industria tessile, procedimento che, modificando la disposizione geometrica delle bave che compongono un filo, accentua le caratteristiche elastiche e di volume del filo stesso. Tipicamente è eseguita sui fili composti da tecnofibre, sia pure limitatamente alle fibre più dotate di caratteristiche termoplastiche. La termoplasticità infatti consente alle fibre di essere più facilmente deformate meccanicamente già a partire dalla temperatura di scorrimento plastico (in genere compresa, per le principali fibre sintetiche, tra 50 e 90 °C) e, aumentando ulteriormente la temperatura, di scindere un gran numero di quei legami trasversali che legano le catene longitudinali, per permetterne la ricostruzione secondo la deformazione meccanica impartita alla fibra; tali nuovi legami mantengono la fibra nel suo stato deformato finché una temperatura uguale o superiore e una diversa azione meccanica non intervengano a modificarne nuovamente la struttura stessa.
A seconda delle loro caratteristiche prevalenti i fili trattati con la t. possono essere classificati in: elasticizzati, aventi alta elasticità (con allungamenti elastici varianti dal 100 al 500%), mentre la voluminosità si manifesta solo allo stato rilassato; elasticizzati-stabilizzati, in cui sono presenti sia una certa voluminosità sia una moderata elasticità (allungamento massimo del 200%); voluminizzati, in cui l’elasticità si mantiene uguale a quella originale mentre aumentano la gonfiezza e il volume specifico del filo. I metodi di t. impiegati nel tempo sono numerosi; quello prevalente è il procedimento continuo a falsa torsione, realizzato con unico passaggio su una sola macchina che provvede alla torsione, al fissaggio termico e alla detorsione. Si dice a falsa torsione poiché la torsione, accumulata nel tratto a monte del fuso di torsione e fissata dal forno, si annulla all’uscita del fuso stesso.
Gli impieghi dei fili testurizzati sono innumerevoli, dagli abiti, alla maglieria, ai tappeti. Questa tecnologia è comunque in fase di sviluppo e per alcune classi (poliammidiche e poliesteri) la quota di fili testurizzati, sul totale dei fili prodotti, tende a superare il 70%.