torba Combustibile fossile di età quaternaria, costituito da sostanza vegetale semicarbonizzata e satura d’acqua, che rappresenta il primo stadio di trasformazione della materia vegetale in carbone. In tale stadio è ancora perfettamente riconoscibile la struttura delle piante originarie.
La t., che è accompagnata da acqua e sostanze minerali diverse (ceneri), ha una composizione chimica media compresa entro i seguenti limiti: C 50-60%; H 5-7%; O 30-40%, N 1-3%. Si presenta sotto forma di massa spugnosa, bruna o nera, molto ricca di acqua; se ne distinguono diversi tipi a seconda dell’ambiente di formazione e della natura dei vegetali dai quali si originano: t. di palude, di bosco, di morena. Con il prosciugamento all’aria, la t. perde gran parte della propria massa. Il suo potere calorifico dipende dalla composizione chimica e principalmente dal contenuto di acqua e ceneri, per cui esso è molto variabile a seconda del grado di essiccamento: da 12.000 a 20.000-25.000 kJ/kg per le qualità perfettamente asciutte. Contiene notevoli percentuali di sostanze volatili.
La t. si forma in bacini continentali molto ricchi di sostanza vegetale secondo un processo (torbificazione) per cui la sostanza organica delle piante palustri si decompone in condizioni anaerobiche, dando origine a gas e a prodotti fortemente carboniosi di natura acida. Condizioni di questo tipo si verificano nei bacini lacustri circondati da terre emerse con abbondante vegetazione, nelle paludi e negli stagni costieri (torbiere), dove si sviluppa una folta vegetazione acquatica, nelle regioni alle alte latitudini (Scandinavia, Russia settentrionale, Canada), dove il clima freddo rende più lenta la decomposizione. I vegetali che contribuiscono maggiormente alla formazione della t. sono quelli che meglio si adattano alle condizioni acide del terreno, come muschi, sfagni, eriche, carici, equiseti, salici, betulle, pini e graminacee. Le t. si stanno formando anche nelle paludi a mangrovie delle regioni tropicali. A seconda della loro ubicazione, si distinguono: torbiere di montagna, situate in depressioni acquitrinose e lacustri dei pianori o dei valichi montuosi, e che producono t. di buona qualità; di sbarramento, in piccole valli sbarrate di materiali alluvionali; litorali, ubicate alle foci dei fiumi o nelle paludi costiere e con acque salmastre, particolarmente frequenti in Olanda e nella Germania settentrionale; moreniche, giacimenti di modesta entità, in corrispondenza dello sbocco di grandi valli alpine, dove gruppi di colline moreniche danno origine a piccoli bacini chiusi.
Come combustibile la t. è di qualità scadente; le varietà migliori sono usate per processi di distillazione e gassificazione. Dalla distillazione si ottengono un coke molto poroso, che trova impiego come combustibile oppure per masse filtranti di depurazione, un gas di potere calorifico molto basso, catrame, acque ammoniacali, alcol metilico ecc. Con la gassificazione si può trasformare quasi tutto il carbonio in ossido di carbonio e l’azoto in ammoniaca. La t. più recente e quindi poco trasformata viene lavorata meccanicamente per ottenere prodotti in cui si utilizza l’alto potere adsorbente dovuto alla particolare struttura cellulare, oppure chimicamente per preparare il cosiddetto carbone attivo. La t. più scadente è impiegata come letto di stalla, in quanto trattiene una quantità d’acqua pari a 10 volte la propria massa e ha un notevole potere adsorbente per l’ammoniaca e i composti azotati; è usata anche come terreno di coltura. La t. poco fossilizzata, opportunamente depurata, viene utilizzata come surrogato del crine vegetale, con il nome di lana vegetale.