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abitudine

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Psicologia

Tendenza a ripetere determinati atti e a rinnovare determinate esperienze, per lo più acquisita con la ripetizione frequente dell’atto o dell’esperienza stessa. Lo studio delle a. è oggetto particolare della psicologia sperimentale che studia le modalità e gli elementi causali che determinano il fenomeno: nella formazione e nel mantenimento delle a. hanno importanza elementi esterni (percezione) e condizioni interne, quali la memoria, i riflessi condizionati, l’attenzione, le tendenze affettive e la volontà.

Filosofia

In campo etico-pedagogico l’a. valorizza l’esigenza di far tesoro della propria esperienza, in modo da tradurre man mano in disposizione spontanea quello che in un primo tempo richiedeva uno sforzo di appropriazione. In tal modo l’acquisizione dell’a. diventa l’acquisizione stessa dell’ethos, il perfezionamento morale. Il primo a valutare in questo senso positivo l’a. fu Aristotele, che concepì la virtù come a. del bene acquisita attraverso la ripetizione degli atti buoni. Se invece si pone l’accento sulla novità e creatività dello spirito, allora l’a. appare come inerzia e passività: di qui la svalutazione di essa, specialmente nella filosofia moderna, da J.-J. Rousseau a I. Kant, a J.G. Fichte.

Medicina

In neurofisiologia, a. sensoriale, fenomeno d’ordine consistente nell’abolizione della risposta propria di un determinato stimolo, dovuta alla ripetizione dello stimolo stesso. Il suo meccanismo di insorgenza è di difficile interpretazione, pur tuttavia l'analisi sperimentale ha permesso di escludere l'intervento di un fenomeno di fatica e invece ne ha messo in rilievo l'affinità con l'inibizione interna di Pavlov.

Religione

La dottrina delle a. (o degli abiti) ha grande importanza nell’ambito della scolastica, soprattutto nella teologia morale e in relazione alla dottrina della grazia. Si distinguono le a. entitative, cioè quelle secondo le quali il soggetto si trova bene o male in sé stesso (per es., la salute), dalle a. operative, che modificano il modo di agire delle potenze (quelle che possono inclinare in un senso o nell’altro l’intelletto e la volontà, quindi le virtù e i vizi) e che possono essere naturali (tanto innate quanto acquisite) o soprannaturali. Nella teologia morale, relativamente al sacramento della penitenza, considerato che l’a. attenua ma non sopprime la libertà, si riconosce che l’a. del peccato determina uno stato particolare nel penitente.

Vedi anche
volontà volontà Potere insito nell’uomo di scegliere e realizzare un comportamento idoneo al raggiungimento di fini determinati. filosofia 1. Sviluppi del concetto di volontà La volonta costituisce già nell’antichità uno dei principali problemi filosofici, soprattutto nel suo rapporto con la ragione. Nel ... etica In senso ampio, quel ramo della filosofia che si occupa di qualsiasi forma di comportamento (gr. ἦθος) umano, politico, giuridico o morale; in senso stretto, invece, l’etica va distinta sia dalla politica sia dal diritto, in quanto ramo della filosofia che si occupa più specificamente della sfera delle ... razionalità razionalità Facoltà propria degli esseri dotati di ragione. economia La razionalita è una caratteristica dell’homo oeconomicus. Nella teoria economica tradizionale e moderna si distinguono due approcci alla razionalita: il primo definisce la scelta razionale in base alla coerenza interna che rispetta ... David Hume Hume ‹hi̯ùum›, David. - Filosofo (Edimburgo 1711 - ivi 1776). Rimasto orfano di padre a tre anni, trascorse l'infanzia a Ninewells con la madre. Successivamente fu di nuovo a Edimburgo e studiò in quella università. Nel 1734 si trasferì in Francia, prima per pochi mesi a Reims, poi a La Flèche, dove ...
Indice
  • 1 Psicologia
  • 2 Filosofia
  • 3 Medicina
  • 4 Religione
Categorie
  • ETICA E MORALE in Filosofia
  • DOTTRINE TEORIE CONCETTI in Religioni
  • NEUROLOGIA in Medicina
Tag
  • SACRAMENTO DELLA PENITENZA
  • RIFLESSI CONDIZIONATI
  • NEUROFISIOLOGIA
  • ARISTOTELE
  • FICHTE
Altri risultati per abitudine
  • abitudine
    Dizionario di Economia e Finanza (2012)
    Atteggiamento di chi tende a ripetere nel tempo il medesimo comportamento. L’analisi dell’influenza delle a. sul comportamento degli agenti economici è molto importante sia nella pratica sia nella teoria economica. La conoscenza delle a. di consumo che caratterizzano soggetti con un elevato ascendente ...
  • Abitudine
    Universo del Corpo (1999)
    Lucia Genovese e Gianni Carchia Il termine è dal latino habitudo (da habitus, "qualità, caratteristica, aspetto", a sua volta derivato da habere, "avere, possedere"). Il nesso che lega l'abito all'abitudine passa per l'habitus latino che, come l'italiano 'abito', indica in generale lo stato, la condizione, ...
  • ABITUDINE
    Enciclopedia Italiana (1929)
    Il latino habĭtus si riconnette ad habere "avere, essere fornito", sicché habitus viene a significare "modo (di essere) che si ha" (cfr. il greco ἕξις "attitudine", da ἔχω "ho") o modo che si è finito per acquistare e che ci è solito (e a una radice *su̯edk "solere" da cui anche il latino solere, si ...
Vocabolario
abitùdine
abitudine abitùdine s. f. [dal lat. habitudo -dĭnis, der. di habĭtus -us «abito»]. – 1. ant. Disposizione o costituzione naturale, struttura: a. del corpo, dell’animo; ogni corpo umano aver la sua particolare a. (Bentivoglio). 2. a. Tendenza...
avvézzo²
avvezzo2 avvézzo2 s. m. [der. di avvezzare], ant. – Assuefazione, abitudine, vezzo.
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