Nell’età romana, il terreno coltivabile, inteso come singolo appezzamento, ma anche come l’intero territorio di una regione, di una comunità (a. Picenus, a. Gabinus) o di uno Stato. Così si può contrapporre l’a. romanus all’a. peregrinus e all’a. hosticus.
L’ a. romanus, esteso talvolta a indicare tutto il territorio romano di proprietà quiritaria, è in genere identificato con il più antico territorio di Roma, verso la fine dell’età regia. Esso, indicato anche come a. antiquus, rimase pure in seguito la sola sede atta alla celebrazione di alcuni atti solenni della vita pubblica.
A. peregrinus è il territorio di Stati stranieri alleati o riconosciuti, su cui sussistono legittimi diritti degli stranieri, mentre l’ a. hosticus indica il territorio di Stati in guerra con Roma o, comunque, privi di qualsiasi relazione con essa.
Per quanto concerne il territorio di Roma, occorre ricordare la fondamentale distinzione fra a. privatus e a. publicus populi Romani.
L’ a. privatus è costituito dai terreni in piena proprietà privata (dominium ex iure Quiritium), e da quelli oggetto di una durevole signoria dei privati, tenuti però al pagamento di un vectigal (canone periodico) allo Stato (a. privatus vectigalisque).
L’ a. publicus è invece il territorio appartenente allo Stato romano, in gran parte frutto delle confische a danno delle popolazioni vinte; ai privati, ai quali è affidato lo sfruttamento, è impossibile acquisirne la piena proprietà, salvo espressa autorizzazione legislativa. La situazione non si presenta in termini unitari e occorre distinguere, oltre che le diverse forme di sfruttamento, anche i vari periodi della storia romana. Per l’età più antica due figure appaiono preminenti: l’a. occupatorius e l’a. compascuus.
L’ a. occupatorius si identifica con il territorio conquistato al nemico e lasciato allo sfruttamento dei privati cittadini. Queste possessiones teoricamente erano sempre revocabili dallo Stato, ma in realtà si trovano a essere consolidate nel tempo. Proprio il contrasto fra la teorica possibilità di una diversa destinazione di tale a. e la realtà delle occupazioni patrizie fu alla base dei violenti contrasti fra patrizi e plebei sin dall’inizio della Repubblica.
L’ a. compascuus è invece il territorio comune di un distretto rurale, destinato a sopperire al pascolo del bestiame. Una serie di diverse figure di a. publicus sono concesse in possesso ai privati dietro pagamento di un canone periodico.
Va ricordato anzitutto l’ a. locatus ex lege censoria, concesso dai censori in locazione ai privati dietro il pagamento di un canone. Spesso tali territori venivano attribuiti a degli appaltatori che provvedevano poi a ridistribuirli in piccoli lotti agli effettivi coltivatori.
Un’altra figura importante è rappresentata dall’ a. quaestorium, che concedeva ai privati una posizione relativamente stabile: queste terre erano infatti vendute dai magistrati al miglior offerente, su pagamento di un prezzo iniziale e di un canone annuo. In seguito si impose una nuova concezione, di derivazione orientale, secondo cui la proprietà del territorio coincideva con la sovranità; Roma, titolare di entrambe, concedeva ai privati il territorio concepito teoricamente come a. publicus.