L’insieme dei movimenti ritmici mediante i quali l’uomo e gli animali si spostano e progrediscono sulla superficie del suolo. In ogni a. ciascuna estremità passa per quattro fasi successive: l’alzata o levata, in cui l’arto si distacca dal terreno; il sostegno, in cui si sposta mantenendosi distaccato dal suolo; la posata, in cui torna a contatto con il terreno; l’appoggio, in cui resta a contatto con il suolo servendo da sostegno a una parte del corpo. Nell’a. camminata, l’appoggio di un arto comincia poco prima che termini quello dell’arto opposto. Si chiama battuta il rumore prodotto dalla percussione del piede sul suolo; tempo, l’intervallo fra una battuta e l’altra; ritmo, il modo di successione delle battute.
Delle varie a. quelle del cavallo (fig. 1) sono tra le più caratteristiche e complesse. Si chiama bipede l’insieme di due soli arti: si distinguono il bipede trasversale anteriore, il trasversale posteriore, i laterali destro e sinistro, il diagonale destro e il diagonale sinistro. Per ogni passo vi possono essere 4 battute (passo), o 3 (galoppo), o 2 (trotto, ambio). Le a. si distinguono in naturali, quando l’animale le esegue istintivamente; acquisite, quando sono dovute all’educazione, alla fatica, al logoramento; artificiali, quando sono conseguenza di speciale addestramento: a queste appartengono le cosiddette arie di maneggio o di alta scuola.
I disturbi dell’a. nell’uomo sono riconducibili a modificazioni della deambulazione dipendenti da lesioni dell’apparato locomotore o del sistema nervoso. Nelle emiplegie, l’arto inferiore colpito è tenuto in estensione e il malato è obbligato a ruotare l’arto in fuori (a. falciante); nelle paraplegie spastiche, l’a. è strisciante e a piccoli passi. Nelle lesioni cerebellari, si ha l’a. da ubriaco: ad arti divaricati e a zig-zag. Nelle miopatie, per deficiente fissazione del bacino, si ha un’a. dondolante o anserina. Nel morbo di Parkinson, il malato cammina a piccoli passi, in equilibrio instabile, chinato in avanti, come per inseguire il proprio centro di gravità.
In marina l’a. è il modo di navigare della nave. Nella nave a vela (fig. 2), si parla di a. in fil di ruota, al gran lasco, al traverso, di buon braccio, di bolina, secondo che il vento faccia con l’asse longitudinale della nave, rispettivamente e approssimativamente, un angolo di 180°, 135°, 90°, 80°, 45° a contare dalla prora verso poppa. Nell’ a. al giardinetto il vento spira in direzione dell’anca di poppa; nell’ a. al lasco il vento spira in prossimità del traverso. Nella nave a propulsione meccanica l’a. è in relazione alla potenza sviluppata dal motore: a tutta forza, a mezza forza, adagio.