Sigla di Buono ordinario del tesoro, titolo di credito dello Stato a breve scadenza (da 3 mesi a 1 anno), privo di cedola, emesso dal Ministero del Tesoro al portatore o all'ordine, e fruttante un interesse quasi sempre scontato anticipatamente sul prezzo di emissione. Derivazione dei bills dello Scacchiere (emessi in Inghilterra per la prima volta nel 1969), i BOT ordinari (3, 6, 12 mesi) costituiscono una parte rilevante del debito pubblico fluttuante degli stati moderni. Sono in genere destinati a fronteggiare momentanei squilibri di cassa e a essere rimborsati con entrate ordinarie di bilancio; a volte però sono emessi anche per coprire spese straordinarie, in attesa che le condizioni del mercato permettano il collocamento di prestiti a lunga scadenza, con cui rimborsare anzitutto i BOT stessi. Nei periodi di guerra e dopoguerra i BOT offrono poi, nell'incertezza del momento, un comodo impiego temporaneo dei loro capitali a industriali e commercianti e, poiché le banche accettano i BOT stessi allo sconto accanto e in luogo delle cambiali commerciali e l'allargamento della circolazione facilita per il momento i rimborsi alle scadenze, grandi masse di risparmio a breve scadenza possono così essere assorbite dallo Stato; ma il problema dei rimborsi si aggrava a mano a mano e ostacola gli sforzi rivolti a contrarre la circolazione monetaria, tanto che alla lunga s'impone sempre la necessità di consolidare questa forma di indebitamento mediante conversioni, in genere obbligatorie, in debito a lunga scadenza. Nettamente distinti nella sostanza dai classici BOT, gestiti dalla tesoreria, sono poi i cosiddetti BOT straordinari o poliennali (a 3, 5, 7, 9 anni), gestiti dalla Direzione generale del debito pubblico, i quali rappresentano una forma intermedia tra il debito fluttuante e quello consolidato (si ritiene in genere che quelli fino a 5 anni rientrino nel fluttuante e gli altri nel consolidato redimibile) e sono emessi per coprire disavanzi definitivi o per trasformare parte dei BOT ordinari in debito a più lungo respiro. Essi forniscono pure ai governi un comodo strumento di finanziamento bellico e, al momento opportuno, vengono trasformati in vero e proprio debito consolidato mediante la consolidazione