Impronta di una scultura o iscrizione o moneta, ricavata in cera, argilla, gesso per trarre copie dell’oggetto originale.
L’uso di fare c. di statue è attribuito nell’antichità allo scultore Lisistrato e confermato dalla notizia (Luciano) di una statua bronzea di Ermete nel Pecile di Atene, coperta di pece per essere calcata. Nel Medioevo la pratica dei c. non si perdette del tutto, divenendo poi più ampia e complessa (C. Cennini descrive come trarre c. dal vivo dell’intero corpo umano; frequente l’uso delle maschere funebri). Dal 15° sec. i c. ebbero larga diffusione per la riproduzione di opere d’arte, sia antiche sia contemporanee. L’impiego dei c. fu largamente praticato nelle accademie e negli studi storico-artistici, specie nel 19° secolo. Fra le grandi collezioni di c. (gipsoteche) meritano particolare menzione quelle di Parigi (Musée des monuments français), Monaco di Baviera e dell’Università di Roma.
Forma particolare di prestito da altre lingue. In particolare, è definito c. il processo di convergenza tra lingue diverse per il quale in una data lingua l’uso di un vocabolo (o di più vocaboli raggruppati in una locuzione) oppure l’uso di una categoria grammaticale (o di più elementi grammaticali costituenti insieme una struttura sintattica) si modella sull’uso che in un’altra lingua già si fa delle corrispondenti forme linguistiche. Con c. si indica anche il risultato di tale processo. I c. possono interessare sia il lessico sia la sintassi di una lingua. C. lessicali del latino sul greco sono, per es.: ratio che al primitivo significato di «quantità, calcolo» aggiunse in età repubblicana il significato di «ragione», sul modello del gr. λόγος che aveva entrambi i significati. Un c. sintattico si ha per es. nel latino quod che alla funzione di congiunzione introducente una proposizione causale assomma, in età imperiale, il valore di congiunzione introducente un’oggettiva sul modello della duplicità di funzioni del gr. ὅτι.
Le fonti dei c. nelle grandi lingue europee di cultura sono rappresentate dal greco e, più spesso, dal latino e l’ambito in cui i c. si realizzano è quello del linguaggio filosofico, giuridico, ecclesiastico, scientifico, politico. Tra le lingue moderne soprattutto il francese ha fornito modelli ai c. di altre lingue.