Cardinale (Bauco, od. Boville Ernica prov. Frosinone, 1466 - Roma 1549). Personalità di alta cultura e uomo d'azione, fu apprezzato da molti pontefici, soprattutto in delicate situazioni diplomatiche nella politica della prima metà del XVI secolo; si distinse dal 1512 in poi nelle relazioni con gli svizzeri per le truppe mercenarie, di cui in alcuni eventi bellici divenne anche legato, in sostegno al papato nelle guerre per la supremazia in Europa. Vescovo di Veroli nel 1503, riassegnato nel 1538 (vescovo emerito nel 1549); cardinale nel 1536, cardinale-prete di Sant'Angelo in Pescheria nel 1537, cardinale-vescovo di Albano nel 1546.
La sua carriera si svolse sotto vari pontefici. Sotto Sisto V entrò (1484) nella Curia romana; nel periodo di Innocenzo VIII iniziò il suo apprezzamento; da Alessandro VI fu nominato vescovo di Veroli (ag. 1503, riassegnato 1536, vescovo emerito nel 1549). Da Giulio II, malgrado F. fosse in un primo tempo vicino ai Borgia, ottenne diversi uffici quali vicelegato a Bologna e governatore a Imola, ma soprattutto fu utilizzato in delicate missioni diplomatiche e militari: fu inviato sul teatro della guerra in Lombardia e fu nunzio pontificio per l'avvio (1512) del trattato di alleanza con gli svizzeri nella complessa situazione della politica di equilibrio. Con Leone X, dal quale era stato nominato legatus a latere in Svizzera, incontrò notevoli difficoltà per la delegittimazione pontificia dopo la stipula (dic. 1514) nella forma concordata e la ratifica (ag. 1515) dello stesso pontefice del trattato con gli svizzeri, motivo che gli fece subire anche un arresto nel Canton Ticino. Nel breve periodo (1522-23) di Adriano VI fu richiamato a Roma e poi di nuovo nominato nunzio presso la Confederazione; di quel momento fu il contatto a Costanza con Erasmo da Rotterdam sul quale fece pressione affinché si opponesse a Lutero e alle sue tesi. Clemente VII, data la vittoria francese nell'Italia settentrionale, diede la nuova missione a F. presso la Confederazione, le Tre Leghe e il Vallese per riuscire a stabilire la pace, che si dimostrò difficoltosa quanto instabile per la reazione alla svolta politica pontificia con il "sacco di Roma" da parte dei lanzichenecchi di Carlo V d'Asburgo. F. ricevette nel 1527 come commenda l'abbazia di Casamari, nel 1528 fu nominato governatore e vicelegato della provincia di Campagna e Marittima, tra il 1529 e il 1530 fu vicelegato a Perugia. Nella primavera del 1531 nunzio a Milano per entrare in contatto ancora con la Svizzera per il conflitto acuitosi tra i cantoni protestanti e quelli fedeli alla Chiesa di Roma. Tentò ancora la mediazione diplomatica al fine di promuovere l'unità dei membri della Confederazione. Dalla fine del 1534 ritornò a Roma in Curia come esperto per le relazioni con la Svizzera. Fu nominato da papa Paolo III prefetto di Castel Sant'Angelo, che lasciò nel dic. 1536 perché elevato al cardinalato: cardinale-prete (1537) di Sant'Angelo in Pescheria e nel 1538 divenne amministratore del vescovato di Montefeltro, trasferendo il vescovato di Veroli, come già la commenda di Casamari, al nipote Antonio. Dopo alcune missioni militari dal 1541 risiedette a più riprese nel suo paese natale. Nell'ott. 1546 divenne cardinale-vescovo di Albano e trasferì il vescovato di Montefeltro al nipote Ennio. Durante il conclave seguito alla morte di Paolo III e mentre il suo nome era tra i papabili si spense (19 dic. 1549) per malattia a Roma in Castel Sant'Angelo. Fu poi traslato nella chiesa di San Michele Arcangelo del suo paese natale.