In genere, delle Fiandre, ma con riferimenti geografici di varia estensione: a) delle Fiandre in senso stretto (la regione tra i fiumi Lys e Schelda e il Mare del Nord); b) di tutta la metà settentrionale del Belgio (a N del parallelo di Bruxelles), che parla dialetti di ceppo germanico e ha una lingua letteraria quasi identica al nederlandese, in contrapposto alla metà meridionale, che parla dialetti di ceppo romanzo (valloni) e ha per lingua letteraria il francese; c) delle Fiandre nel senso più largo del termine (inteso come sinonimo storico dei Paesi Bassi, senza peraltro limiti ben definiti).
Per l'arte e l'architettura fiamminghe ➔ fiamminga, arte.
La lingua f. è costituita da un gruppo di dialetti parlati nelle Fiandre, appartenenti al francone occidentale. Per la vicinanza e soprattutto per i periodi di unione politica con i Paesi Bassi, essi si sono molto avvicinati a quelli olandesi, da cui tuttavia si distinguono per numerosi provincialismi e per alcuni francesismi sintattici. Sulla base di questi dialetti si formò, sin dal 13° sec., una lingua letteraria scarsamente differenziata da quella olandese, e contrastata dalle successive dominazioni spagnola, austriaca e francese. Con la costituzione del regno belga furono poste le basi giuridiche per la parità col francese, sostenuta validamente dal partito dei flamingants.
Il primo autore conosciuto è H. van Veldeke, limburghese, che rielabora da un testo latino la vita del patrono di Maastricht (De legende van Sint Servaes «La leggenda di san Servazio», 1170 circa); il resto delle sue opere ci è tramandato in tedesco. Tra le molte altre vite dei santi è notevole Het leven van Sinte Lutgart («La vita di santa Lutgarda», 1270 circa) di W. van Afflighem, anch’egli limburghese.
Dal 13° sec. e per tre secoli le Fiandre furono il centro della vita letteraria dei Paesi Bassi. Numerose sono le traduzioni o rielaborazioni delle canzoni di gesta e dei romanzi cavallereschi francesi. Da menzionare: Renout van Montalbaen («Rinaldo di Montalbano») e soprattutto l’unica opera di questo genere, che sembra originale: Karel ende Elegast («Carlo e Elegast»), breve e vivace racconto umoristico in versi. Derivati invece dal ciclo bretone sono: Walewein («Gavino»), di due autori, Penninc e Vostaert (1200 circa) e Ferguut. Alla storia di Florio e Biancofiore si ispira Floris ende Blancefloer (1250 circa) di D. van Assenede; J. van Maerlant versifica Alexanders Geesten («Le gesta di Alessandro Magno», 1257 circa) e Historie van Troyen («Storia di Troia», 1263 circa) e compila una vita di s. Francesco (1280 circa), derivata da quella scritta da s. Bonaventura. L’epopea animale Van den Vos Reinaerde («Della volpe Rainaert»), del 13° sec., forse opera di un certo Willem, fiammingo, è in parte una libera versione di un episodio, «Le Plaid», del Roman de Renard. Lo slancio religioso del Duecento trova il più alto interprete nella poetessa mistica brabantina Hadewych, che ha lasciato Visioen («Visioni»), Brieven («Lettere») e Strofische gedichten («Poesie strofiche»).
Nel Trecento il genere cavalleresco decade; tuttavia non scompare del tutto, come risulta dalle rielaborazioni in prosa (Volksboeken «Libri popolari»), stampate dalla fine del Quattrocento in poi. Il romanzo allegorico francese, Roman de la Rose, fu tradotto intorno al 1300 dal brabantino H. van Aken. Allo spirito cortese si riallacciano anche alcuni brevi e ingegnosi drammi profani, gli abele spelen («drammi seri»), per es., Lanceloet van Denemarken («Lancellotto di Danimarca», fine 14° sec.). La leggenda della suora Beatrijs è trattata in un poemetto fiammingo del primo Trecento con grande delicatezza e profonda devozione; nella sua sobrietà è una delle più belle poesie in lingua medio-nederlandese. In questo secolo però è dominante la letteratura di impronta didattico-teologica. Maerlant continua ad avere una grande influenza e ha molti seguaci; i principali sono J. van Boendale (13°-14° sec.), di Anversa, e J. de Weert, di Ypres. Una figura di notevole rilievo nel campo della teologia è il mistico brabantino J. van Ruusbroec, che con le sue opere in prosa: Vander Cierheit der gheesteleker Brulocht («L’ornamento delle nozze spirituali», 1350 circa e altri trattati), esercitò grande influenza, anche in Germania e nei Paesi Bassi settentrionali. Molto di lui fu tradotto in latino e diffuso in Europa. Della vasta letteratura del Trecento si ricordano anche le belle canzoni profane, quali Egidius, il lamento di un trovatore per la morte del suo compagno, o la canzone sui rozzi contadini f. Kerelslied («Canzone dei contadini»).
Nel 15° sec. la borghesia partecipa più attivamente alla vita letteraria; è l’epoca delle Camere di retorica (Rederijkerskamers), corporazioni letterarie secolari, fondate sull’esempio di quelle della Francia settentrionale e diffuse soprattutto nelle Fiandre e nel Brabante. Il migliore poeta è A. de Rovere, di Bruges, autore di Van der Mollen Feeste («Della festa delle talpe»). Ma l’attività più importante delle Camere è quella teatrale, che continua per tutto il Cinquecento. Famosi sono i concorsi nel Brabante, chiamati landjuwelen, e specialmente quello di Anversa, del 1561. Il repertorio è vasto e comprende diversi generi: i ‘misteri’, i ‘miracoli’ e le ‘moralità’. Tra i misteri più importanti è un ciclo di 7 drammi, Die Bliscappen van Maria («Le gioie di Maria»), che furono regolarmente rappresentati a Bruxelles, a partire dal 1447 o 1448; soltanto il primo (il migliore) e il settimo ci sono rimasti. A un mondo più legato alla realtà quotidiana appartiene il ‘miracolo’ Mariken van Nieumeghen («Marietta di Nimega»), della fine del 15° secolo. Un tema universale, dell’uomo in presenza della morte, è quello della ‘moralità’ Elkerlijc («Ognuno»), dramma allegorico, attribuito a Petrus Dorlandus (anche chiamato Petrus van Diest, 15°-16° sec.), rimasto famoso, tradotto e rielaborato anche in tempi recenti. Interessante è il dramma De Spiegel der Minnen («Lo specchio dell’amore», 1500 circa) di Colijn van Rijssele, che anticipa il dramma borghese del Settecento con la storia di un amore infelice.
Nel Cinquecento si ha l’influenza della Riforma, e più tardi del Rinascimento. Accanita avversaria di Lutero è la poetessa A. Bijns, di Anversa, che nei suoi Refereinen (specie di ballate con ritornello) attacca con ardore il nemico e difende la Chiesa. È anche l’epoca delle canzoni religiose e politiche che celebrarono i martiri della nuova fede; tuttavia, la maggior parte delle canzoni dei gueux (nome che designa gli appartenenti al partito politico e religioso antispagnolo) nascono nei Paesi Bassi settentrionali. Anche i Salmi hanno grande importanza per i calvinisti; spesso essi furono nuovamente tradotti e messi in rima, fra gli altri da P. Datheen (1566). Meno nota, ma di maggior valore poetico è la traduzione del Salterio di M. van Sint-Aldegonde, che con i suoi scritti politico-religiosi intervenne nella lotta per la libertà; fra l’altro con la satira sul cattolicesimo De Byencorf der H. Roomsche Kercke («L’alveare della Chiesa cattolica», 1569). Il nobile di Anversa J. van der Noot introduce la poetica del Rinascimento nel suo paese, dando il meglio di sé in alcune liriche come Het Bosken («Il boschetto», 1567). Alla fine del Cinquecento con la caduta di Anversa (1585), avviene la scissione tra i Paesi Bassi settentrionali, indipendenti, e quelli meridionali che rimangono sotto la Spagna. Molti scrittori f. e brabantini si trasferiscono nelle città olandesi, portandovi validi contributi, mentre la letteratura del sud risente della dominazione spagnola e decade.
Nel Seicento e nel Settecento pochi nomi sono da ricordare: il sacerdote J. de Harduwijn (o Harduyn), autore in gioventù di poesie d’amore sotto l’influenza della Pléiade, pubblicò poi Goddelicke Lofsanghen («Inni Sacri», 1620). M. de Swaen, di Dunkerque, è noto per la commedia De gecroonde Leersse («Lo stivale coronato», 1688); il gesuita A. Poirters scrisse a scopo edificante l’opera mista di poesia e prosa che ebbe vasta popolarità Het masker van de wereldt afgetrocken («Il mondo smascherato», 1645).
Per quel che riguarda la rinascita della letteratura f. seguita alla costituzione dello Stato belga indipendente ➔ Belgio.
Sono dette fiamminghe, franco-fiamminghe o anche borgognone le scuole che dall’inizio del 15° alla metà del 16° sec. diffusero la loro arte dalle Fiandre e dai Paesi Bassi in tutta l’Europa, esercitando una incontestata egemonia. Centri più importanti furono le cappelle delle cattedrali di Anversa, Gand, Mons Courtroi, Bruxelles e specialmente Cambrai. Innumerevoli le zone d’influenza di queste cappelle in Francia, Italia, Germania, Spagna. Tra i principali esponenti della musica f.: G. Dufay, che sviluppò la polifonia dallo stile ancora vagamente vocale-strumentale, ereditato dall’Ars nova italo-francese, verso la purezza della vocalità assoluta; J. Ockeghem e J. Obrecht, presso i quali il canto gregoriano passò da funzioni di rilievo a quella di semplice suggerimento per un contrappunto, reso duttile nelle sue imitazioni non più rigorosamente canoniche ma liberamente articolate; J. Després, che elaborò il già ricco linguaggio dei suoi predecessori, concentrandosi sulla forma della Messa e iniziando l’uso della divisione del coro in due masse distinte.