Denominazione che dovrebbe, a rigore, riferirsi soltanto all’attività degli artisti delle Fiandre, ma la preminenza sociale, politica e culturale di quella contea ha fatto sì che tale denominazione si sia estesa all’arte, e in particolare alla pittura, fiorita nel 15° e 16° sec. negli antichi Paesi Bassi (comprendenti, oltre alle Fiandre, le contee di Artois, Hainaut, Namur, Zelanda e Olanda, i ducati di Brabante, di Limburgo, di Gheldria e il vescovato di Liegi) e, dopo la costituzione della repubblica delle Province unite dei Paesi Bassi (1579), all’arte dei Paesi Bassi meridionali fino alla costituzione dell’odierno Belgio, nel 1830 (nei paesi di lingua anglosassone e tedesca l’arte fiamminga del 15° e 16° sec. è prevalentemente denominata early Netherlandish e alt niederländisch). Prima del 15° sec., quando Bruges, Gand e altri centri si impongono con originalità nel campo della pittura, espandendo la propria influenza sulle scuole iberiche e, seppur più moderatamente, su quelle italiane e tedesche, la produzione artistica di quelle regioni presenta, nelle poche testimonianze rimasteci, caratteristiche comuni alla cultura delle zone confinanti tedesca (mosana) e francese (carolingia), di cui nel corso dei secoli è stata partecipe.
In campo architettonico, dal 12° sec. attraverso la Renania giungono influssi lombardi e l’architettura fiamminga diviene più monumentale, si affina la tecnica della lavorazione della pietra, compaiono il tiburio e la volta a crociera. Con la diffusione degli ordini domenicano e francescano sorgono nuove chiese a Lovanio, Anversa e Gand (1240) sotto l’influsso del gotico francese, mentre espressione tipicamente fiamminga, nell’ambito del gotico fiammeggiante, sono i tre centri di Tournai, Liegi e Lovanio; la famiglia Keldermans prolunga la tradizione architettonica e scultorea fiamminga fino alla metà del 16° secolo. È nell’architettura civile che emergono forme veramente autoctone: Ypres dà alle Fiandre il primo esempio delle Halles (distrutte nella Prima guerra mondiale); seguono Bruges, Bruxelles, Lovanio ecc.; le libertà municipali creano il beffroi (torre del palazzo comunale); si costruiscono case e palazzi ricchi di fantasia decorativa.
Dalla metà del 16° sec., la tradizione architettonica del gotico locale muta, nella decorazione più che nella struttura, per l’influsso rinascimentale italiano, che si afferma dapprima a Bruges con i Cornelis de Vriendt (padre e figlio) detti Floris; Anversa si pone poi alla testa di questo movimento. Più rispondente allo spirito locale fu il barocco che nelle costruzioni sacre fonde felicemente gli apporti stranieri con il fervore del rinnovamento religioso e l’amore del sontuoso e del fantastico insito nel genio nazionale. Viva parte in tale movimento ebbero i gesuiti (P. Huyssens). Meno vitale e pur notevolissima fu in questo periodo l’architettura civile: si ricordino gli edifici della piazza principale di Bruxelles, costruiti principalmente da G. di Bruyn.
Il Settecento si ingentilisce nelle dimore private sugli esempi francesi dello stile Luigi XV e Luigi XVI, ed è ancora il neoclassico francese che domina all’inizio del 19° secolo.
L'illusione della realtà Tratto peculiare della pittura fiamminga fu mostrare la natura con evidenza e precisione calligrafica nella resa dei più minuti particolari: si tentò di dare l'illusione della realtà. Si approfondirono gli studi sulle sensazioni visive e sui fenomeni ottici, ma la più significativa innovazione tecnica fu il perfezionamento della pittura a olio che consentì ai fiamminghi di raggiungere una verosimiglianza prima impensabile, con effetti di luce molto raffinati (riflessi dei metalli, ombreggiatura dei tessuti ecc.). La pittura fiamminga mise a punto un modo di rappresentazione delle figure nello spazio che differisce dalle rigide regole della prospettiva lineare perfezionata in Italia: la profondità è solo suggerita attraverso oggetti o architetture; le figure sfuggono nello spazio a precisi rapporti di scala e di proporzionalità, dando così alla rappresentazione un alone misterioso e talvolta onirico, che asseconda la grande fantasia inventiva della scuola fiamminga.
La pittura di genere Nel 14° sec., nell’ambito della scultura e della pittura (in particolare della miniatura), il contributo degli artisti fiamminghi è strettamente intrecciato all’arte franco-borgognona. Nel 15° sec., con la personalità di J. van Eyck, attivo a Bruges, la pittura fiamminga si impone con suoi caratteri essenziali, tradotti con assoluta perfezione tecnica. A Tournai lavorano il Maestro di Flémalle, intimista pensoso e insieme caustico osservatore della realtà; R. van der Weyden, artista di un misticismo intenso e drammatico, che fu a Roma, alla corte di Ferrara, a Firenze, a Milano. Appartengono alla sua orbita H. Memlinc, di origine tedesca, attivo a Bruges; D. Bouts, nativo forse di Haarlem e operoso a Lovanio. Strettamente collegato ai van Eyck, a R. van der Weyden, al Maestro di Flémalle ma sensibile alla scuola di Colonia, fu Petrus Christus, del Brabante, attivo a Bruges. Nacque probabilmente a Goes (Zelanda), H. van der Goes, temperamento eccezionale (molti artisti fiorentini furono influenzati dal suo trittico Portinari, conservato agli Uffizi). Suo contemporaneo fu Giusto di Gand, attivo per il duca Federico di Montefeltro a Urbino. Nelle orbite di queste personalità maggiori, una schiera di pittori minori opera a Bruges, a Bruxelles e ad Anversa. Originale innovatore è H. Bosch, geniale e visionario interprete del ‘demoniaco’ medievale. Artista di transizione tra il tipico Quattrocento fiammingo e il crescente influsso italiano è G. David.
Col 16° sec. l’influsso del Rinascimento italiano penetra nell’arte fiamminga, come in Q. Metsys, J. Patinier, il vallone J. Gossaert detto Mabuse, che visita l’Italia e fonda la scuola di Utrecht. Raffinato italianizzante fu anche J. van Cleve. Risentono intensamente del manierismo italiano C. van Coninxloo (Bruxelles), il raffaellesco B. van Orley, L. Blondeel (Bruges). Si afferma come forma tipica dei Paesi Bassi (M. di Roemerswaele, J. van Hemessen) la pittura di genere, (nature morte, animali, ma soprattutto paesaggi e ritrattistica), che ebbe grande impatto in tutta Europa e nei secoli successivi: la ritrattistica in particolare influenzò la grande scuola spagnola del siglo de oro. I cosiddetti romanisti, tra la metà del 16° e il 17° sec. diffondono una pittura che manifesta fortemente l’esperienza della cultura romana, dell’antico, di Raffaello e di Michelangelo: fra loro P. Coeck, M. van Coxie, J. van Scorel, M. van Heemskerk, P. Pourbus, F. Floris. Contemporaneamente P. Bruegel il Vecchio crea una nuova visione del paesaggio come ricerca di valori simbolici oltre il senso naturalistico; grande fu la sua influenza sulla pittura di soggetto popolaresco. Verso la fine del 16° sec. la grande tradizione ritrattistica fiamminga si afferma in modo particolare: A. Moro di Utrecht, operoso ad Anversa, ritrattista di Filippo II, dà l’avvio alla grande ritrattistica spagnola. Citiamo, fra molti, i Frans Pourbus (padre e figlio). Il paesaggio assume un orientamento ideale, per es. con P. Brill, che visse lungamente a Roma ed esercitò notevole influsso sulla pittura di paesaggio italiana. La pittura di genere alla fine del 16° sec. è rappresentata soprattutto dalla famiglia dei Francken, mentre la natura morta è trattata da P. Aertsen e J. Beuckelaer.
Alla fine del 16° sec. e nei primi anni del 17°, teorico e storico del manierismo fiammingo è K. van Mander; tra i maggiori esponenti fu B. Spranger, attivo in Italia e in Europa. Nel 17° sec. l’influsso caravaggesco è rappresentato da H. Terbrugghen e G. van Honthorst (Gherardo delle Notti). Un nuovo interesse per l’arte veneta, l’attenzione per il colore e per la grande decorazione, inaugura una diversa stagione segnata dall’attività di P.P. Rubens, suggestivo interprete di una svolta in senso barocco dell’arte fiamminga. Numerosi i suoi allievi, tra i quali J. Jordaens; suo allievo e collaboratore fu anche A. Van Dyck. Numerosi, nel Seicento, i pittori di soggetti religiosi (C. de Crayer), i ritrattisti (J. Susterman, che a Firenze fu pittore dei Medici), gli animalisti (F. Snyders), i fioristi (J. Bruegel ‘dei Velluti’), i paesisti ecc. Per i dipinti di genere l’eredità di Bruegel fu raccolta soprattutto da A. Brouwer. Fecondissimo e raffinato è D. Teniers. Nella pittura monumentale del Settecento si distingue, inoltre, P.-J. Verhaghen.
Netti accenti naturalistici si determinano, nel campo della scultura fiamminga, alla fine del 14° sec. e trionfano in un vero rinnovamento a Digione, per opera di C. Sluter e di C. de Werve, l’esempio dei quali suscitò a Tournai una scuola notevole (J. Lome). Da una scuola di scultori di retabli, improntati a popolaresca vivacità, prende origine la scultura lignea, attivissima a Bruxelles e ad Anversa. J. Borman e la sua bottega ne sono, alla fine del 15° sec., i maggiori rappresentanti. Nella scultura, come nell’architettura, artisti fiamminghi e valloni risentono l’influsso del Rinascimento italiano. Ricordiamo L. Blondeel, P. van der Schelden, J. Mone, i citati Cornelis de Vriendt, detti Floris. A. Colin si affermò in Germania, Giambologna in Italia. Nel 17° sec., fiorisce con pienezza uno stile locale barocco (ispiratori Bernini e Rubens). Si affermano F. Duquesnoy a Roma, nell’ambito delle tendenze classicistiche; A. Quellyn (Quellinus) il Vecchio e il Giovane, ad Amsterdam e ad Anversa; L. Faidherbe di Malines, di impostazione rubensiana; H.F. Verbruggen e suoi discendenti ad Anversa. Ancora al gusto barocco appartiene, tra gli altri, L. Delvaux di Gand; ma il gusto francese già prende il sopravvento in J. Berger. Artista di transizione va considerato G.-L. Godecharle; con M. Kessels si è in pieno clima neoclassico.
Tra le arti applicate, dalla fine del 14° sec. l’arazzo assume una particolare importanza: le manifatture di Arras, Tournai e Bruxelles, nel corso dei secoli, si faranno interpreti delle novità nel campo pittorico. Sono ancora da ricordare la produzione di oggetti in ottone che proprio dalla città di Dinant prende il nome di dinanderie, quella di maioliche e porcellane del 18° sec. a Bruxelles, Bruges, Tournai, e i merletti a fuselli delle Fiandre, che raggiunsero l’apogeo nel 17° sec.: sorsero, per meglio differenziarsi nel secolo seguente, le quattro categorie di punti: Bruxelles e Brabante; Fiandra; Malines e Anversa; Valenciennes e Binche.