Movimento politico-culturale sviluppatosi tra gli Italiani a partire dal 1866, in favore dell’estensione dei confini nazionali alle regioni con prevalente popolazione italiana soggette ad altre sovranità, in particolare all’Austria.
L’i. italiano nacque in reazione al fatto che regioni linguisticamente italiane, che la cultura risorgimentale aveva considerato parte dell’erigendo Stato nazionale (Trentino, Alto Adige e Venezia Giulia), fossero rimaste all’Austria dopo il 1870; d’ispirazione democratica denunciava l’interruzione del processo di unificazione e ne riproponeva la ripresa in termini ora politici ora militari. Nelle terre appartenenti all’Austria, l’i. fu particolarmente diffuso nella borghesia urbana trentina e anche a Trieste, alimentato da una vivace propaganda e gruppi cospirativi (tra i partigiani dell’i. va ricordato G. Oberdan). All’interno delle frontiere del regno l’i. ebbe carattere di netta opposizione all’orientamento triplicista della classe dirigente della Sinistra e alla politica estera crispina (che ne rigettarono sistematicamente le istanze). Tra i primi nuclei organizzati vi fu l’Associazione in pro dell’Italia irredenta, fondata a Napoli nel 1877 da M.R. Imbriani (che per primo utilizzò il termine irredento); fece seguito, nel 1889, la Società Dante Alighieri, costituita a sostegno della lingua e della cultura italiane.
In età giolittiana, il movimento assunse una fisionomia più legata al nazionalismo e al militarismo, nella prospettiva dell’egemonia italiana sull’Adriatico, con le rivendicazioni di Fiume e della Dalmazia, e dell’espansione economica verso i Balcani. Tra i principali gruppi irredentisti attivi in questo periodo vi fu la Società Trento e Trieste, fondata nel 1903; vi aderirono inoltre G. D’Annunzio ed esponenti del socialismo trentino quali C. Battisti. Alla vigilia della Prima guerra mondiale, i temi della liberazione delle terre irredente furono fatti propri dall’interventismo, nel cui ambito l’i. fu in parte assorbito.