Nell’uso comune moderno, si dice della scrittura di singole lettere dell’alfabeto che per maggior altezza e per forma particolare si distinguono dalle comuni.
In paleografia la m. rappresenta la forma più antica delle scritture greche e latine, che fino all’8°-9° sec. fu usata di regola per il testo di interi manoscritti. In greco l’unica scrittura m. è la cosiddetta onciale; in latino se ne hanno invece diversi tipi: capitale romana, lapidaria, libraria e corsiva. Dalla m. è derivata la minuscola (➔ minuscolo). Nei manoscritti dei secoli 8°-15° e poi nei libri a stampa l’uso della m. è limitato ai titoli, alle iniziali di nomi propri e al principio del periodo. Per il suo carattere solenne è adoperata ancor oggi come scrittura lapidaria.
Nell’ortografia moderna italiana si usa la lettera m. nei seguenti casi: a) al principio di ogni capoverso (salvo che il periodo precedente finisca con virgola, o punto e virgola, o due punti); al principio di ogni periodo, e cioè dopo un punto fermo (o anche dopo un interrogativo o un esclamativo che abbiano insieme le funzioni del punto fermo); dopo i due punti quando si riferisce in forma diretta il discorso altrui (generalmente racchiuso tra virgolette); in poesia, talvolta, al principio di ogni verso, secondo un uso oggi non più seguito come in passato; b) come iniziale di nomi propri di persona, cognomi, soprannomi; di località, astri compresi; c) talvolta, come iniziale di sostantivi indicanti l’appartenenza a un popolo, a una religione, a un’associazione ecc.; di rado, come iniziale degli aggettivi corrispondenti; d) come iniziale di nomi comuni adoperati con valore di nomi propri (Dio, la Provvidenza ecc.); come iniziale, talvolta, di nomi comuni da tener distinti da omografi d’uso più corrente (lo stato coniugale e lo Stato [o stato] democratico); come iniziale, o almeno prima iniziale, dei titoli di libri, periodici, opere d’arte ecc.; dei nomi d’istituzioni, associazioni ecc.; di feste solenni, date memorabili ecc.; nella sistematica zoologica e botanica, come iniziale dei nomi dei gruppi dal genere al tipo; e) spesso, in segno di rispetto, come iniziale dei pronomi allocutivi, anche nelle forme atone e all’interno di parola composta (Ella, scriverLe).
Queste regole valgono in genere anche nell’ambito delle lingue straniere, in alcune delle quali, però, l’uso della m. è più ampio che in italiano. In tedesco e in danese si scrivono con lettera m. tutti i sostantivi indistintamente, siano essi nomi propri o nomi comuni: l’uso è nato in Germania in epoca barocca al fine di esaltare i valori estetici e simbolici della scrittura.