Termine diffuso in molte lingue austronesiane della Melanesia e della Polinesia, con il significato generale di «forza sovrannaturale», «potere spirituale», «efficacia simbolica». Il termine si diffuse in Occidente con l’opera The Melanesians del missionario ed etnologo inglese R.H. Codrington (1891); da allora esso ha avuto particolare fortuna negli studi di storia delle religioni.
Nel contesto dell’evoluzionismo antropologico, che mirava a definire le forme elementari della vita religiosa, il m. era una forza impersonale tipica delle religioni pre-animiste o delle credenze magiche. C. Lévi-Strauss, riprendendo l’analisi di H. Hubert e M. Mauss che avevano sottolineato come il termine apparisse di volta in volta un sostantivo, un aggettivo o ancora un verbo, considerò il m. come un concetto ‘vuoto’, che può tuttavia rivestirsi di molteplici significati: sarebbe il prodotto di una forma di pensiero «universale e permanente». R. Firth criticò viceversa le interpretazioni astratte del termine, sostenendo che esso è legato a situazioni specifiche della vita quotidiana.
Più di recente l’antropologo R. Keesing ha rianalizzato, alla luce di ricerche storiche, etnografiche e comparative, i vari usi del termine nelle società melanesiane e polinesiane: viene usato come verbo per indicare «l’essere efficace», «l’essere potente» o il «rendere efficace»; come un sostantivo indicante «l’efficacia», il «potere», la «benedizione», la «potenza». Keesing sottolinea l’ambivalenza e la molteplicità dei significati di m. nelle lingue locali, criticando antropologi e storici delle religioni per aver tentato di definire in maniera eccessivamente rigida e teorica un concetto legato a particolari azioni e pratiche (curare una malattia, avviare una coltivazione, pescare ecc.). In ogni caso appare oggi estremamente problematico risalire ai significati originali di m.: la diffusione del cristianesimo, gli stessi significati che gli antropologi hanno conferito al m. hanno portato a una sua radicale trasformazione, anche nelle lingue locali. Oggi i Melanesiani parlano del m. soprattutto in riferimento alla potenza di Dio o alla sacralità dei capi tradizionali. L’uso del termine m. nelle traduzioni locali della Bibbia ha contribuito ad affermare localmente l’idea di m. come attributo della divinità cristiana.