Una delle grandi famiglie etnico-linguistiche dell’Africa, localizzata principalmente nel bacino dell’Alto Nilo (Sud Sudan e Uganda). Tale area, nettamente differenziata nelle tipologie etnologiche degli inizi del 20° sec., è tuttavia di difficile comprensione antropologica e storica. Inoltre, specie se si considera l’insieme storicamente piuttosto omogeneo delle popolazioni nilotiche e nilotocamitiche, al di là delle affinità linguistiche e delle somiglianze culturali non sembrano molti gli elementi ambientali che possono accomunare ecosistemi così differenziati come quelli propriamente nilotici (Nuer, Dinka, Shilluk), quelli pedemontani e rocciosi dei confini dell’Etiopia (Anyua, Suri), quelli delle steppe e delle montagne del Sudan equatoriale (Bari, Lotuko, Larim, Didinga, Toposa), o ancora quelli del Nord-Est dell’Uganda (Acholi, Langi, Karimojong, Teso), dei deserti settentrionali del Kenya (Turkana, Samburu), delle steppe del nord della Tanzania (Masaai, Datog) e le savane tra la Repubblica Democratica del Congo e l’Uganda (Alur). L’unità della famiglia nilotica va dunque ricercata solo sul piano linguistico e in parte su quello culturale.
Le differenti vicende migratorie (iniziate nel corso del 1° millennio della nostra era a partire da un’area originaria situata ai confini tra l’Etiopia e il Sudan meridionale), i percorsi seguiti e i conseguenti contatti hanno influito sui processi di definizione delle attuali identità etniche dei gruppi nilotici. I gruppi di origine Iwo, entrati in contatto con i Bantu, hanno contribuito alla nascita dei complessi regni dei Grandi Laghi. Presso di loro i clan sono più compatti e forti che presso gli altri N. e sono controllati non solo da monarchie sacre, ma anche da potentati dotati di forte potere militare. Particolarmente complesse erano le strutture politiche degli Alur, degli Acholi, dei Langi, fondate sulla contrapposizione tra uno strato di conquistatori dominanti e uno di locali dominati. Diverse le soluzioni politiche adottate dai N. fluviali, come il sistema segmentario dei Nuer, quello delle classi d’età e quello generazionale. In generale, dal punto di vista sociale, si può dire che tutti i gruppi nilotici si organizzano a partire da tre principi comuni, cui è attribuito valore diverso a seconda dei contesti: il principio della discendenza unilineare, quello dell’età e quello della territorialità.
La denominazione lingue nilotiche comprende le lingue parlate nella media e nell’alta valle del Nilo e inoltre sulle pendici meridionali dell’altopiano etiopico e nei bacini dei laghi Turkana e Stefania. Si dividono in 9 grandi gruppi: 1) scilluk, parlato nel Sudan e nell’Uganda; 2) dinca-nuer, parlato nel Sudan sulla riva destra del Nilo; 3) bari-masai, parlato sul Baḥr el-Gebel, ai confini tra Sudan e Uganda; 4) suknandi, in Kenya; 5) turkana, a sud del Lago Turkana; 6) mecan, a nord del Lago Turkana e nella bassa valle dell’Omo; 7) cunama e baria, dell’Eritrea; 8) bakko, parlato nell’altopiano tra l’Omo e il Sagan in Etiopia; 9) como e masongo, sulle pendici dell’altopiano etiopico verso il Sobat. Caratteristiche fondamentali sono l’esistenza di consonanti interdentali, l’accento musicale distintivo, il monosillabismo delle radici, l’assenza del genere grammaticale.