órdine architettònico Con senso generico, serie, per lo più orizzontale, di elementi architettonici simili, disposti in modo da costituire un organismo, strutturale o formale, continuo (per es. le serie di capriate o travature di un tetto, i filari orizzontali di pietre di una parete, le finestre di uno stesso piano, le arcate di un loggiato e altro).
Nell'architettura classica l'o.a. è l'organismo a un tempo costruttivo e formale che è costituito da una serie di colonne con la sovrastante trabeazione e, talora, il sottostante piedistallo o zoccolo. In questo senso specifico l'o.a., quale si formò presso gli antichi Greci nei tipi dorico, ionico e corinzio; passati poi anche nelle forme di architettura derivate da quella greca, fu l'elemento fondamentale di un linguaggio architettonico che, attraverso l'arte romana e quella del Rinascimento e dei periodi successivi, durò fino al 19° secolo. L'o.a. classico rappresenta la soluzione formale più stabile dell'organismo costruttivo noto con il nome di trilite, e costituito da due elementi verticali portanti sormontati da un terzo elemento orizzontale, portato. Tali elementi costruttivi ebbero rispettivamente la forma della colonna munita di capitello, e talora di base, e della trabeazione.
Gli o.a. classici, elaborati come soluzione formale di un organismo costruttivo, dovettero all'inizio essere usati su un solo piano, ma già nei grandi templi dorici si trova la sovrapposizione di due ordini simili nei colonnati che suddividono l'interno della cella. Nel periodo ellenistico ebbe inizio l'uso della sovrapposizione di o.a. differenti, dorico al piano inferiore, ionico al piano superiore, che fu poi molto diffuso nell'architettura romana come soluzione delle alte pareti di edifici monumentali, quali le frontes scaenae, e le pareti esterne di teatri e anfiteatri.
Le forme classiche d'o.a., del quale solo il tipo della colonna era rimasto in uso nell'arte del Medioevo, tornarono a essere l'elemento fondamentale dell'architettura del Rinascimento e furono oggetto, durante il Cinquecento, di studi e trattati teorici che ne fissavano i rapporti e i motivi, ispirandosi soprattutto agli esempi romani e al trattato di Vitruvio. L'arte barocca seguitò a servirsene mutandone di poco le caratteristiche formali, ma variandone con libera, inesauribile fantasia le applicazioni compositive. Nel periodo neoclassico si cercò invece di tornare ai tipi di o.a. dell'antichità, quali le ricerche archeologiche del tempo li avevano rivelati. Nelle trasformazioni ottocentesche, e più ancora nelle fogge stravaganti del periodo liberty o dei successivi tentativi di interpretazione moderna, gli ordini classici vennero perdendo le caratteristiche primitive senza peraltro raggiungere vera e propria originalità di soluzioni.