(o Quichua) Famiglia etno-linguistica dell’America Meridionale. Vi appartengono gli abitanti di alcune zone del Perù, della Bolivia e dell’Ecuador odierni. Con i Chibcha e gli Aymará, i Q. furono i creatori della grande civiltà andina: essi costituivano l’elemento etnicamente e linguisticamente dominante del Tahuantisuyu o Impero incaico, la cui struttura politico-sociale e il cui sistema di vita furono i più progrediti nell’America precolombiana (➔ Inca; Perù). A quel tempo i Q. erano certamente numerosissimi, come appare dal perimetro di diffusione dei resti archeologici e, soprattutto, dalle migliaia di campi terrazzati (andenes), oggi abbandonati, disposti per lo più sulle pendici montane della regione andina.
I Q. dell’epoca della conquista (1532-72) erano stanziati in prossimità di due distinte aree geografiche: i pascoli dell’altopiano e i campi arabili della pianura e dei cañones. Valutati a 1.500.000 nel 1561, due secoli dopo, in seguito a epidemie, massacri e lavori forzati, erano ridotti a circa 600.000. Oggi sono circa una decina di milioni, prevalentemente in Ecuador e Perù. Furono famosi lavoratori di metalli, tessitori, architetti, legislatori, mercanti; notevole la loro conoscenza di piante medicinali. Tradizioni, avvenimenti memorabili, transazioni commerciali erano ricordati per mezzo di uno speciale sistema mnemonico consistente in cordicelle annodate, dette quipu. La terra coltivabile era lavorata: l’agricoltura (mais, patate, canna da zucchero) era notevolmente progredita, con uso di terrazzamenti, di irrigazioni razionali con canali e rotazione delle colture. Si allevavano lama e alpaca per la lana e la carne. Ogni uomo fisicamente idoneo doveva lavorare.
Prima della conquista i Q. erano raggruppati in ayllu; oggi permane solo un forte sentimento di gruppo, rafforzato da matrimoni endogami e patrilocali generalmente preceduti da un periodo di prova. Molte comunità sono divise in due o più sezioni che spesso hanno un nome che significa ‘alto’ e ‘basso’, ma forse solo con significato geografico e non indicativo di un sistema duale. L’attuale organizzazione politica è chiaramente indigena e deriva dalla struttura della comunità in epoca precolombiana, ma i titoli dei funzionari sono spagnoli. I Q. sono convertiti al cattolicesimo e ciò ha notevolmente trasformato usi sociali e feste, anche se forti sono le continuità riscontrabili con credenze di epoca preispanica.
La lingua quechua, o runa-simi, fu adottata dagli Inca come lingua ufficiale dell’Impero ed è la sola lingua indigena dell’America Meridionale che abbia avuto una grande importanza culturale nell’epoca precolombiana. Dopo la conquista spagnola fu usata anche dagli Europei, soprattutto dai missionari, e continuò a diffondersi assorbendo dialetti minori. Sembra provato che all’epoca della conquista i Q. possedessero una letteratura drammatica, di cui è importante testimonianza il dramma in ottosillabi Ollantay.
In senso più ampio, con il nome di q. si indica una famiglia linguistica cui appartengono, oltre il q., le parlate chinchaysuyu del Perù centrale, il quiteño della regione di Quito nell’Ecuador, le parlate cochabamba, chuquisaca e potosí della Bolivia, e alcuni dialetti delle Ande argentine.