Regione dell’Italia centrale, in prov. di Latina. Il termine si ritiene derivato dalla scomparsa città di Suessa Pometia, con cui è stata già anticamente designata una zona del Lazio.
È l’Ager Pomptinus (Agro Pontino) degli antichi; già occupata in buona parte da paludi (Paludi Pontine). Si estende dai Monti Lepini e Ausoni al Tirreno e dalle radici dei Colli Albani al Golfo di Terracina. Si può dividere in tre parti: a) la fascia litoranea, piatta, caratterizzata da cordoni di dune, dietro le quali vi sono laghi costieri stretti e allungati (laghi di Fogliano, dei Monaci, di Caprolace, di Sabaudia); b) il retroterra immediato, che si eleva fino a 60-80 m, costituito da torbe e da sedimenti sabbiosi, in passato coperto quasi interamente da bosco fittissimo; c) tra questa fascia subcostiera e il piede dei Lepini, una zona più depressa, quella che era la vera palude, dove le acque provenienti dai Lepini o sgorganti da sorgenti alle falde di essi, non avendo facile deflusso al mare per la scarsa pendenza e l’impedimento delle dune litoranee, formavano vaste distese di acquitrini.
Nel 1930 fu avviata la bonifica integrale (idraulica, sanitaria, agricola, stradale) dell’area a opera del Consorzio della bonificazione p. (per la parte idraulica) e dell’Opera nazionale combattenti. Notevoli sono tuttora le attività agricole, tra le quali si è fortemente sviluppata l’orticoltura, grazie anche all’impianto di numerose serre; rilevanti anche le colture di cereali, vite, barbabietola, tabacco e alberi da frutta. L’allevamento è centrato sui bovini da latte. Importante lo sviluppo industriale (settori elettromeccanico, chimico-farmaceutico, alimentare, tessile, dei materiali plastici e da costruzione, della carta e del legno) nell’area del triangolo Aprilia-Latina-Cisterna di Latina e lungo la direttrice rappresentata dalla Via Pontina, con particolare intensità nell’agglomerato di Pomezia.
All’inizio della glaciazione würmiana, questa regione era popolata da animali di clima caldo (elefanti, rinoceronti ecc.), oggetto di caccia dell’uomo neandertaliano, che lasciò copiosa industria litica definita pontiniana, che si trova sia nei riempimenti delle grotte litoranee (Monte Circeo, Sperlonga, Gaeta, Capo Palinuro), sia in depositi quali le formazioni dunari arrossate. Si tratta di una facies del Musteriano, probabilmente di tipo Quina, che assume un aspetto particolare per la scelta della materia prima, costituita da piccoli ciottoli: le schegge ottenute da questi assumono una forma detta a spicchio o a calotta; ritoccate, formano vari strumenti, tra cui i raschiatoi convessi; frequenti sono i chopping-tools, ricavati dai ciottoli e caratterizzati da un margine tagliente più o meno sinuoso. In seguito si estinsero la fauna calda e l’uomo di Neandertal, che fu sostituito da Homo sapiens del Paleolitico superiore, cacciatore di animali di steppa. Nelle grotte del Circeo e in stazioni all’aperto sono stati trovati focolari e industria litica appartenenti a questa nuova specie umana. Un’ascia di pietra verde, cuspidi di selce e di ossidiana, denotano la presenza dell’uomo durante il Neoeneolitico. Tribù Pontina (lat. Pomptina tribus) si chiamò la tribù romana istituita dopo l’occupazione del territorio nel 358 a.C.