medicina Apparecchio che in caso di paralisi oppure di grave compromissione dei centri nervosi del respiro (poliomielite, stati tossici gravi), permette di mantenere a lungo e artificialmente, i movimenti respiratori, esercitando sul torace e sull’addome del soggetto un’azione alterna e ritmica di compressione e di depressione. Il tipo più noto, detto comunemente polmone d’acciaio, è costituito da una camera cilindrica che accoglie tutto il corpo del soggetto, eccetto il capo. Un dispositivo particolarmente semplice, adatto per interventi d’emergenza, consiste in un panciotto pneumatico, che si applica direttamente sul torace ed è associato a un insufflatore. tecnica Dispositivo che consente la respirazione in condizioni ambientali diverse dalle normali.
In senso stretto, con tale termine si indica il tubo di plastica, opportunamente conformato e munito a un’estremità di boccaglio, che serve per addurre l’aria necessaria alla respirazione tenendo il viso immerso in acqua durante la pesca o il nuoto in superficie.
Il dispositivo usato per il nuoto o la pesca in profondità, è detto più comunemente autorespiratore o, talvolta, r. subacqueo: a seconda del sistema di funzionamento, si hanno r. a ciclo aperto, che espellono l’aria espirata all’esterno, e r. a ciclo chiuso, che riutilizzano la stessa aria espirata. I primi sono collegati a bombole di aria, che costituiscono riserva, permettendo la respirazione per un certo periodo di tempo attraverso un erogatore; in caso di emergenza l’aria viene sostituita con ossigeno, mentre, per grandi profondità e per usi professionali, si usano speciali miscele. L’erogatore è costituito da un primo stadio, montato sulla bombola, che riduce la pressione dell’aria a un valore intermedio, ulteriormente ridotto al valore della pressione ambiente nel secondo stadio, collegato al primo tramite un tubo, detto comunemente ‘frusta’. I r. a ciclo chiuso depurano l’aria mediante appositi filtri e ricostituiscono l’ossigeno prelevandolo da bombole.
Il dispositivo usato per le ascensioni alpinistiche e in aviazione (in quest’ultimo caso detto, meno propriamente ma più comunemente, inalatore d’ossigeno) differisce dai precedenti in quanto deve mantenere costante, in qualsiasi condizione, la pressione parziale dell’ossigeno nei polmoni del soggetto, miscelando, fino a una certa quota, l’aria esterna con l’ossigeno prelevato da bombole o da contenitori di ossigeno liquido ed erogando ossigeno assoluto per quote più elevate. Tale funzione è assolta da un regolatore d’ossigeno che regola sia il rapporto aria-ossigeno della miscela sia la pressione e la portata della miscela o dell’ossigeno assoluto; questi ultimi vengono poi fatti affluire alla maschera d’ossigeno, a perfetta tenuta d’aria e munita di sensibili valvole di inspirazione e di espirazione.