Saggista e semiologo (Cherbourg 1915 - Parigi 1980). Figura fondamentale nel panorama culturale francese del dopoguerra, le sue teorie sul linguaggio e la significazione non solo sono state un costante punto di riferimento per la semiologia ma hanno rappresentato un importante contributo all'affermarsi della nouvelle critique, che, in contrapposizione alla tradizione accademica, vedeva nel testo produttore di segni - e non solo nell'autore - il luogo privilegiato dell'analisi letteraria. La critica letteraria è per B. una scienza che si avvale di altre scienze, tra cui la linguistica strutturale, la psicoanalisi e la sociologia (Essais critiques, 1964). La sua opera tende alla sistemazione della scienza dei "segni" (L'impero dei segni, 1970).
Ha insegnato all'École pratique des hautes études dal 1962 e dal 1976 al Collège de France. Si impose all'attenzione fin dal suo primo libro: Le degré zéro de l'écriture (1953), in cui distinguendo "scrittura", "lingua" e "stile" studiava l'incidenza del "parlato" nella narrativa contemporanea. Con Michelet par lui-même (1954) e specialmente con Sur Racine (1963) e con gli Essais critiques (1964), tra consensi e dissensi e vivaci polemiche (Critique et vérité, 1966), B. divenne impropriamente uno degli esponenti più in vista della cosiddetta "nouvelle critique". Per lui la critica letteraria tende a diventare una scienza della letteratura che sempre più si avvale di altre scienze e particolarmente della linguistica strutturale, della psicanalisi, della sociologia e dell'etnologia. Infine sembrò approdare, dopo varie tappe segnate da opere talvolta discutibili ma sempre interessanti (S/Z, 1970, analisi strutturale di una novella di Balzac; Sade Fourier Loyola, 1971, dove l'influenza della psicanalisi da Freud a Lacan è più accentuata; Le plaisir du texte, 1973; Roland Barthes par lui-même, 1975; Fragments d'un discours amoureux, 1977), alla convinzione che la distinzione fra opera letteraria e critica alla fine può essere abolita. E sempre meglio emerse in B. una particolare vocazione di saggista-scrittore. Tuttavia risulta evidente che i suoi saggi critico-letterari, sociologici, strutturali si debbono condurre al nodo centrale della sua riflessione sui "segni". Per vie diverse, B. tende alla formulazione teorica e alla sistemazione della scienza dei "segni", della semiologia. Seguendo le sue precise indicazioni soltanto in questa prospettiva si comprendono le riflessioni su alcuni miti della vita quotidiana francese consegnate in Mythologies (1957). In Système de la mode (1967) c'è forse la sua più raffinata applicazione dei risultati teorici raggiunti in questo campo e che egli ha sistemato in Éléments de sémiologie (1965) e in L'empire des signes (1970).