sella Arnese di varia forma e grandezza, costituito da diverse parti in cuoio (seggio, quartieri, staffili, cinghia sottopancia ecc.) su un’ossatura in acciaio o in legno, che si dispone sul dorso di un cavallo, di un mulo o di un asino, per cavalcare più comodamente. Con riferimento alla forma concava della s. equestre oppure alla sua funzione di sostegno, derivano vari usi figurati del termine.
Tra i principali tipi di s. equestri moderne, la s. detta all’inglese (fig. 1) si compone di un solo arcione, costruito in legno e tela incollata oppure in acciaio o meno comunemente in acciaio e legno. All’arcione, che costituisce l’ossatura della s., sono assicurati per ogni lato i riscontri per la cinghia sottopancia infilati generalmente in un passante cucito nel lembo posteriore del sottoquartiere, e le camere portastaffili, speciali fibbie a molla che portano gli staffili, robuste strisce di cuoio dalle quali pendono le staffe. L’arcione è ricoperto esternamente da due larghi e robusti pezzi di cuoio (quartieri), su cui appoggiano le cosce e le ginocchia del cavaliere, mentre nella parte posteriore dell’arcione un pezzo di cuoio specialmente elastico forma il seggio. Sotto all’arcione è fissata stabilmente, per riparare il dorso del cavallo dalle contusioni (fiaccature), una conveniente imbottitura di crine che, rivestita di cuoio dalla parte esterna, si prolunga pure sotto i quartieri e i sottoquartieri, mentre dalla parte interna è ricoperta generalmente di flanella. Sempre nell’intento di evitare ferite al garrese e al dorso del cavallo, di regola viene collocato sotto la s. un robusto feltro sottosella, il cui spessore normalmente è di 2 o 3 cm. La s. inglese viene detta rasa se ha i quartieri lisci; da caccia quando i quartieri hanno al margine anteriore gli appoggi (specie di cuscinetti imbottiti di crine e ricoperti di cuoio); contro di essi vengono a collocarsi le ginocchia del cavaliere. La s. inglese è stata adottata da tutti i cavalieri sportivi. Derivata da quella inglese è la s. olimpica, oggi diffusamente usata nei concorsi ippici perché leggera e solida, e adattabile a quasi tutti i cavalli. La s. detta alla tedesca (di uso assai limitato) è di foggia simile a quella inglese: ne differisce per avere il seggio e i quartieri trapuntati anche all’esterno da imbottiture di crine. Per questo, e anche per essere ricoperta di cuoio non liscio ma scamosciato, aumenta l’attrito con il pantalone del cavaliere permettendogli di mantenersi più saldamente a cavallo. La s. da donna, d’invenzione italiana (il suo uso fu introdotto in Francia da Caterina de’ Medici), è anch’essa una s. di tipo inglese: l’arcione sul davanti all’altezza del pomo è sormontato da un corno a forma di mezzaluna, a cui è contrapposto un altro corno di ugual foggia. La s. da donna, oggi generalmente abbandonata, ha una sola staffa, la sinistra, spesso foggiata a pantofola. In America è ancora largamente diffusa una s. molto robusta, che ha per prototipo quella dei cowboys della fine dell’Ottocento, con staffe molto basse, atta a rendere più comode lunghe cavalcate.
S. di vitello Taglio di carne di vitello del quarto superiore, compreso tra le ultime coste e il cosciotto.
Si dice punto di s. di una funzione reale di due variabili reali f, un punto di stazionarietà P, appartenente al dominio di f, che non sia né un massimo né un minimo locale. Il nome deriva dal fatto che in un intorno di P il grafico di f ricorda, appunto, la forma di una sella. Una condizione sufficiente perché P sia un punto di s. di f è che si abbia gradf(P)=(0,0) e che la matrice hessiana,
,
risulti indefinita in P. Per es., P=(0,0) è un punto di s. per la funzione f(x,y)=x2−y2 (fig. 2); si ha infatti gradf(0,0)=(0,0) e la matrice hessiana in (0,0) è (20 0−2). In generale, si definisce punto di s. di una funzione reale di una o più variabili reali f, un punto di stazionarietà P tale che in ogni intorno di P il grafico di f non si trovi interamente da una stessa parte rispetto allo spazio tangente in P.
Anestesia a s. Anestesia della regione perineale e delle natiche che si osserva nella sindrome dell’epicono (➔): ha tale denominazione perché i suoi contorni riproducono l’impronta di una sella.
In anatomia, articolazione a s., uno dei 6 tipi delle articolazioni mobili (diartrosi), caratterizzato essenzialmente dalla disposizione dei due capi articolari, convesso l’uno e concavo l’altro, richiamante quella del cavaliere sulla s., e dal prestarsi a tutti i movimenti, eccettuato quello di rotazione.
S. turcica Profonda escavazione della faccia superiore dello sfenoide, che accoglie il corpo dell’ipofisi: le alterazioni del suo disegno, quali risultano all’indagine radiografica, costituiscono utili elementi diagnostici nella patologia della regione diencefaloipofisaria.
S. isobarica Forma isobarica costituita da una depressione fiancheggiata da due zone di alta pressione.
Nella costruzione navale, ogni elemento strutturale destinato a sostenere un grosso peso o dell’apparato motore (s. delle caldaie) o dell’allestimento (s. delle imbarcazioni, dei picchi di carico ecc.).