Religione dei Giapponesi, che la chiamano shintō («la via degli dei») come opposta a butsudü («la via del Buddha»). È un animismo o politeismo naturale, cui in un momento successivo, sotto l’influsso del confucianesimo, si aggiunse il culto delle grandi figure della storia e degli antenati. Senza codici morali, senza soteriologia, senza escatologia, lo s. non ha affrontato né il problema dell’anima né quello dell’aldilà, né ha elaborato il concetto di divinità. Suo fondamento è la credenza che tutti i fenomeni naturali siano espressione di forze divine, dette Kami, che rappresentano la scintilla divina nascosta in ogni cosa, essere o persona. Nozione centrale è la purezza rituale che il contaminato può riacquistare dopo il peccato (tsumi) con opportuni riti: il harae (esorcismo), eseguito da preti che recitano un norito; il misogi, lustrazione con acqua o sale; l’imi, pratiche di astensione. L’oggetto del culto e del rito è la ‘residenza’ della forza divina, detta iwakura, sia essa una pianta, una roccia o altro. In un secondo momento, si è diffusa l’abitudine di creare delle immagini in legno di divinità o di personaggi divinizzati diventati Kami. I templi (miya) sono di legno, hanno architettura arcaica e sono contrassegnati da un portale, il torii. I preti (kannushi) hanno famiglia e possono esercitare una professione.
Strettamente connesso con il sistema politico, lo s. ha dato una naturale base di legittimità al potere imperiale (il quale è di origine divina, perché l’unica dinastia del Giappone discende da Amaterasu, la dea del sole) e ha ispirato il nazionalismo nipponico, che vi ha visto un potente elemento di coesione nazionale; tuttavia si è sempre dovuto confrontare con il buddhismo, ora fondendosi con esso in una sorta di sincretismo, ora separandosene nettamente, come a seguito del movimento di restaurazione che culminò nell’editto promulgato nel 1871 dall’imperatore Meiji (1852-1912). Dopo la sconfitta del Giappone nella Seconda guerra mondiale, un rescritto imperiale (1946) ha negato la divinità del sovrano. Secondo stime ufficiali, i fedeli dello s. sono circa 120 milioni, ma si deve tener presente che, per la sua stessa natura, la devozione allo s. non esclude l’appartenenza ad altre religioni come il buddhismo o il cristianesimo.