silenzio Assenza di rumori, di suoni, voci e simili, come condizione che si verifica in un ambiente o caratterizza una determinata situazione, oppure il fatto di non parlare o di cessar di parlare o di non manifestare la propria volontà.
v. Silenzio della pubblica amministrazione, Silenzio. Diritto civile
Secondo le varie forme della religione, ma anche nell’ambito della medesima religione, il s. può avere varie funzioni. In buona parte esse derivano dal fatto che il s. è l’opposto della parola: mentre questa definisce qualcosa, il s. è indeterminazione, illimitatezza; mentre la parola implica la presenza umana, il s. può evocare o almeno non turbare il non-umano. Certe operazioni magiche richiedono il s., in quanto ogni parola pronunciata interferirebbe con l’opera di forze sovrumane, ponendo loro limiti umani. L’indeterminazione implicita nel s. può assurgere ad alto valore religioso e filosofico, come, per es., nel caso della pratica taoista del «non-agire» (wu-wei), di cui una forma è anche il non-parlare, solo modo di lasciarsi riempire e guidare dall’armonia universale.
Le varie forme del s. rituale si situano sulla larga gamma tra il s. magico e il s. mistico. La formula romana favete linguis, che imponeva il s. ai presenti durante lo svolgimento del rito, mirava soprattutto a evitare la profanazione dell’azione sacra. Il s. mistico è noto in diverse religioni: nel brahmanesimo la forma più alta della preghiera era considerata il s.; nell’ebraismo antico di fronte alla presenza divina bisognava osservare il s.; nel buddhismo il s. precede e accompagna l’ingresso nel nirvana; nel misticismo islamico esso è espressione del congiungimento dell’anima con Dio.
Da queste forme del s. si può distinguere, ma non sempre in modo netto, il s. come ‘reticenza mistica’, cioè, più precisamente, il non-parlare di determinate cose. In questa connessione rientra anche il tabu (➔) imposto a determinate parole; ma uno sviluppo particolare di questa concezione è il divieto di divulgare, comunicare ai profani, le esperienze religiose riservate a iniziati.
Nella liturgia cattolica, il s. sacro è uno dei modi espressivi della partecipazione attiva dei fedeli alle celebrazioni liturgiche, anzi va considerato come parte della celebrazione.