Stati Generali Nel Regno di Francia prima della Rivoluzione, l’assemblea generale dei rappresentanti dei 3 ordini o Stati (clero, nobiltà e ‘terzo Stato’, ossia la borghesia). Gli S. furono convocati per la prima volta dal re Filippo il Bello il 10 aprile 1302 nella chiesa di Notre-Dame a Parigi. Le elezioni dei rappresentanti agli S. procedevano attraverso una prima designazione di elettori locali (mediante gli Stati provinciali), i quali si riunivano nel capoluogo, elaboravano i cahiers de doléances (quaderni nei quali erano raccolte, per ciascun ordine, le lamentele e i voti da presentare al sovrano) ed eleggevano i deputati all’assemblea generale. Durante la convocazione, i 3 ordini si riunivano separatamente per redigere un cahier unico basato su quelli provinciali e un solo deputato per ogni stato parlava nell’assemblea generale e nell’ordine: clero, nobiltà e terzo stato. Gli S. poi si scioglievano senza attendere la risposta del governo del re. Dal 1484 gli S. furono convocati periodicamente e intervennero nella deliberazione e ripartizione delle imposte. L’ultima convocazione si ebbe nel 1789, quando gli S. furono trasformati. in una Assemblea nazionale costituente.
L’evoluzione amministrativa e politica dei feudi periferici, che furono i più lenti a essere assorbiti dal regno, portò in Francia alla costituzione di assemblee locali, gli Stati provinciali, analoghe agli S. generali. Fu il caso della Borgogna, della Bretagna, della Provenza. Invece, per le altre regioni di più antica sottomissione al potere regio, l’origine degli Stati provinciali va rintracciata nelle assise solenni tenute dai balivi e dai siniscalchi. Negli Stati provinciali, a differenza dei generali, la rappresentanza dei 3 ordini era elettiva solo in minima parte, il terzo stato non essendovi rappresentato che dalle città, le quali delegavano uno o più ufficiali municipali. La funzione principale degli Stati provinciali era di votare i sussidi richiesti dal sovrano; erano inoltre competenti in materia fiscale, venendo le imposte stabilite, ripartite ed esatte secondo le usanze e per mezzo di funzionari provinciali. Fu però costante politica dei re di cercare di sostituire loro commissari agli Stati: nel 18° sec. gli Stati provinciali che soli veramente contavano erano quelli di Bretagna, Borgogna, Provenza e Linguadoca. Gli economisti e gli scrittori politici condussero delle campagne a favore dell’autonomia provinciale e Turgot, divenuto controllore generale delle finanze, disegnò un piano di assemblee rappresentative sovrapposte, i cui intermediari erano appunto le municipalità provinciali. Ma ormai la vecchia organizzazione degli Stati provinciali non rispondeva più ai bisogni del paese; gli ultimi scomparvero nel 1790.
Nell’unione delle Province Unite, gli S. generali erano l’organo federale composto dai delegati, con precisi incarichi delle singole province. Istituito dai duchi di Borgogna (15° sec.), furono riuniti nel 1576 per deliberare la costituzione di un esercito federale delle province cattoliche e riformate; fallito il trattato del 1576, con l’Unione di Utrecht (1579) divenne, con il consiglio di Stato e gli statolder, organo federale. Gli S. rimasero attivi fino alla rivoluzione del 1795, quando vennero sostituiti dall’Assemblea generale.