(o stratega) Nell’antica Grecia, comandante militare e, in particolare, ciascuno dei 10 membri di una magistratura ateniese, istituita da Clistene alla fine del 6° sec. a.C., le cui funzioni consistevano nel comando dell’esercito e della flotta. L’elezione dei membri del collegio era fatta dapprima dalle singole tribù, uno s. per tribù, passò poi all’ecclesia; requisiti per l’eleggibilità erano la cittadinanza di pieno diritto e aver compiuto 30 anni. Prima di giurare ed entrare in carica, al pari degli altri magistrati, gli s. erano sottoposti alla docimasia (➔) e alla fine del mandato dovevano renderne conto. Gli s. erano indefinitamente rieleggibili, il che dava alla loro carica la possibilità di un eccezionale predominio politico: così fu per Pericle, s. dal 454 al 430 a.C. Presto la collegialità degli s. venne meno di fatto, se non di diritto. Nella prima guerra persiana e poi nel conflitto del Peloponneso, gli s. comandavano a turno, uno per giorno; di regola uno di essi presiedeva il collegio. In caso di imprese particolarmente gravi, uno o più s. potevano avere poteri straordinari, assumendo talvolta, dalla fine del 5° sec., il titolo di στρατηγός αὐτοκράτωρ. Dalla metà del 4° sec. si ha una differenziazione d’incombenze e di rango tra i vari s.: lo s. per le spedizioni fuori del territorio acquistò sempre maggiore importanza. Nella democrazia moderata del 3° sec. il comando militare divenne il mezzo per acquisire un ruolo preminente nella vita pubblica: gli s. poterono intervenire alle assemblee e sedute segrete della bulè, disporre in guerra di gran parte della finanza statale, essere investiti di funzioni diplomatiche. Tutti i giudizi di alto tradimento e le contestazioni fiscali in ordine ai tributi di guerra furono istruiti e presieduti dagli strateghi.
Fuori di Atene, s. compaiono in molte città greche, con funzioni non ben determinate eccetto che nelle leghe, nelle quali uno s. annuo comandava l’esercito e aveva parte essenziale nella politica estera. Negli Stati ellenistici, già dal periodo dei Diadochi, a s. è affidata l’amministrazione sia militare sia civile di determinati territori. In Egitto fin dal 3° sec. a.C. lo s. sostituisce il nomarca, capo dei nomi, con funzioni che comprendono la sorveglianza di polizia, il controllo sulle imposte e sul catasto, la giurisdizione in questioni civili, la sovrintendenza ai beni demaniali. La sua posizione decade dall’epoca di Settimio Severo e nel 4° sec. l’unico campo rimastogli (amministrazione tributaria) passa all’exactor.