Il soggetto che segue un corso di studi medi o universitari. Dalla fine della Seconda guerra mondiale, nella maggior parte dei paesi, si è andato registrando un incremento crescente della popolazione scolastica, sia sotto il riguardo dell’aumento numerico degli s., sia sotto quello del prolungamento della frequenza nei diversi gradi di scuola. Per corrispondere a tale domanda di istruzione, le strutture formative dei vari paesi sono venute assumendo dimensioni e caratteri in parte nuovi rispetto a quelli dei sistemi scolastici anteguerra. Contemporaneamente, tra gli studiosi di problemi educativi e in alcuni indirizzi di politica scolastica si è precisata la convinzione di dover prestare maggiore attenzione allo s., non solo come precipuo destinatario del servizio scolastico ma altresì come attore del processo educativo. Secondo alcuni, anzi, questa presenza attiva dello s. non andrebbe vista solo in funzione del momento pedagogico-didattico dell’apprendimento, ma andrebbe estesa fino a prevedere una sua diretta partecipazione alla vita e alla gestione stessa dell’istituzione interessata. Tali orientamenti hanno trovato maggior presa e attualità in concomitanza alle insofferenze e contestazioni manifestatesi nel mondo studentesco sul finire degli anni 1960, sia negli USA sia in Europa. I ritardi nell’adeguamento alle nuove esigenze delle strutture e dei metodi della scuola tradizionale spiegano, almeno in parte, le cronache movimentate della vita studentesca, che a partire dagli anni 1960 hanno visto un pullulare di iniziative, come la costituzione in vari istituti di collettivi e di gruppi spontanei, la richiesta di assemblee anche aperte ad altre componenti sociali, la ricerca e proposta di forme alternative di organizzazione del lavoro didattico. In Italia, alcune di queste istanze sono state recepite nella legislazione, come il diritto di riunirsi in assemblea e l’elezione di rappresentanti degli s. negli organi collegiali delle scuole.
Gli s. lavoratori sono coloro che, essendo occupati in un’attività lavorativa, non possono frequentare i normali corsi di studio. Per loro sono previste speciali sezioni serali e permessi appositi per frequentare le lezioni (cosiddette 150 ore).