Tripolitania Regione della Libia settentrionale (350.000 km2 ca.), costituita da territori a differente altitudine: la Gefara o pianura costiera, il Gebel o montagna, la Ghibla o regione meridionale. La pianura, che si affaccia sulla costa mediterranea, si eleva progressivamente fino a 300 m s.l.m.; numerose sono le oasi litoranee, più all’interno vi è la steppa, percorsa dai solchi dei corsi d’acqua che scendono dall’area montana. Il Gebel rappresenta l’orlo settentrionale della regione tabulare interna ed è caratterizzato da intensa erosione, che ha frazionato il rilievo con profondi solchi vallivi e ripide pareti. La Ghibla, che costituisce il versante meridionale del Gebel, si presenta come un pianoro monotono e sempre più arido man mano che procede verso S. Il clima passa da mediterraneo (nella breve fascia costiera) a predesertico nella parte più interna. Le maggiori precipitazioni si registrano nella zona settentrionale del Gebel (300-500 mm annui). I corsi d’acqua sono asciutti per molti mesi all’anno, a eccezione dell’Uadi Kaam e dell’Uadi Ramla. La città più importante è Tripoli.
La regione fu già abitata in età preistorica; i Fenici vi fondarono i primi empori di Leptis Magna e Sabrata intorno al 10° sec. a.C. Sottoposta al dominio cartaginese, la T. passò poi al regno numida, sotto cui rimase fino al 46 a.C. Conquistata dai Romani, fece parte dell’Africa proconsolare. A difesa dalle incursioni delle popolazioni del Sud, tra 2° e 3° sec. d.C., fu stabilito un limes Tripolitanus lungo la cresta del Gebel. Sotto Diocleziano fu provincia autonoma. Occupata dai Vandali (dopo il 455), fu poi quasi abbandonata alle popolazioni berbere. Lo stabile assoggettamento del territorio da parte degli Arabi si ebbe tra il 669 e il 675. Nel 12° sec. il processo di arabizzazione si intensificò con l’arrivo dall’Egitto dei nomadi Benī Hilāl e Benī Sulaim, che ridussero i nuclei berberofoni della T. a Zuara e nel Gebel Nafūsa. Dopo il breve dominio normanno (1146-58), si succedettero quello dei Banū Maṭrūḥ sotto la sovranità degli Almohadi e, tra il 1185 e il 1212, l’agitato interludio dell’avventuriero Qaraqūsh. Dagli Almohadi, l’egemonia passò ai loro luogotenenti Hāfsidi (13°-14° sec.), la cui effettiva autorità non si estese però gran che oltre Tripoli e gli immediati dintorni. Il resto del paese viveva nell’anarchia, frazionato tra una quantità di tribù locali, praticamente indipendenti. Nel 1551 la T. fu conquistata dagli Ottomani, la cui sovranità durò più o meno direttamente fino al 1911. I pascià mandati a Tripoli da Costantinopoli ebbero un’assai oscillante sfera di autorità, dal solo capoluogo a un largo tratto della costa occidentale. Inoltre, con fenomeno comune a tutte le reggenze barbaresche, accanto al rappresentante del sultano sorse, e talora prevalse, il potere dei capi delle milizie corsare locali (dey). La sovranità ottomana, divenuta puramente nominale nel Settecento e primo Ottocento sotto il governo tripolino dei Caramanli, fu ristabilita nel 1835 e giunse ad abbracciare all’inizio del 20° sec. tutto il territorio della T. odierna: essa costituiva un vilâyet dell’Impero ottomano, diviso in quattro sangiaccati. La guerra italo-turca del 1911-12, che sostituì alla sovranità ottomana quella italiana, concluse sul piano militare una penetrazione economica già iniziatasi da vari decenni. Governatorato autonomo dal 1913 al 1928, nel 1929 la T. fu unita alla Cirenaica. Durante la Seconda guerra mondiale, nel gennaio 1943, fu travolta dall’avanzata dell’8ª Armata britannica. Per le vicende posteriori ➔ Libia.