Nome di vari Antozoi dagli scheletri calcarei, arborescenti delle sottoclassi Octocoralli (o Alcionari, coralli propriamente detti) o Esacoralli (➔ Madreporari).
Il c. rosso (Corallium rubrum) appartiene alla sottoclasse Octocoralli, ordine Gorgoniari, famiglia Corallidi. Forma colonie arborescenti alte da 15 a 30 cm, di colore rosso in varie gradazioni; può talvolta avere anche colore nerastro per impurità di sostanze prevalentemente organiche o blu. Ogni colonia (o cormo) è costituita da molti polipi bianchi, provvisti di 8 tentacoli fimbriati. Il cormo presenta un asse calcareo rivestito da una corteccia (cenosarco) nella quale corrono canali che fanno comunicare le cavità celenteriche di tutti i polipi della colonia. I polipi si riproducono per via agamica, per gemmazione del cenosarco, estendendo così la colonia. Può anche avere luogo una riproduzione sessuale. Lo scheletro calcareo si sviluppa dalla mesoglea. Costituente principale dei c. è in gran parte il carbonato di calcio (calcite), oltre a tracce di solfato di calcio, carbonato di magnesio, acido silicico, iodio. L’ossido di ferro determina il colore rosso. Il c. rosso è diffuso nel Mediterraneo, in acque costiere, fra 50 e 200 m di profondità, e cresce sulle scogliere. Alcune spugne perforanti scavano gallerie nei suoi cormi.
Il c. si pesca con l’ingegno, attrezzo costituito da sbarre di legno disposte a croce, all’estremità delle quali vengono assicurate delle vecchie reti (o retazze). Esso viene trascinato sui banchi corallini, dove rompe e immaglia gli arboscelli. La maggior parte del c. lavorato in Italia proviene dal Giappone. La sede della lavorazione del c. più importante è quella di Torre del Greco (Napoli). La lavorazione procede da un’opera di dirozzamento con lima e sega a doppio taglio, seguita dal lavorio del trapano ad archetto temperato a olio, e infine dalla pulitura con pasta acquosa di smeriglio. Frequenti sono le falsificazioni del c. con marmo in polvere, con colla di pesce e vermiglio di Cina.
Per le sue caratteristiche cromatiche e formali il c., fin da tempi remoti (le prime testimonianze risalgono al paleolitico superiore), costituì un materiale per eccellenza per amuleti; la facilità di lavorazione anche con strumenti primitivi lo portò presto al ruolo di materiale artistico, usato in grani, più o meno regolari, per collane e braccialetti, o a incrostazioni nell’ornamentazione di oggetti. Usato da Sumeri, Egizi, Celti, presente nell’arte suntuaria bizantina, diffuso nel Medioevo occidentale, il c. ebbe una particolare fioritura in Italia nel 17° e 18° secolo. Dal 19° sec. la lavorazione artistica del c. ha avuto notevole rilievo in Oriente, in particolare in Cina e Giappone.
Serpente c. Nome comune di Serpenti del genere Micrurus, famiglia Elapidi, tutti molto velenosi e diffusi nell’America Settentrionale e Meridionale. Il loro nome è dovuto alla vivace colorazione ad anelli alterni neri, gialli e rossi; tale caratteristica colorazione è presente anche in altri serpenti innocui.