(lat. Æenēis -eĭdos) Poema epico di Virgilio, in 12 libri, intorno a cui il poeta lavorò per gli ultimi dieci anni della sua vita (29-19 a.C.), senza peraltro giungere a dargli l'ultima mano. Vi sono infatti alcune incongruenze, lacune, piccole contraddizioni e 53 versi non finiti. Secondo la Vita di Donato, Virgilio avrebbe dato veste poetica, senza ordine né continuità, a un testo precedentemente scritto in prosa: notizia che adombra la fatica della stesura del poema, la cui struttura naturò lentamente. Nel 19 Virgilio aveva deciso di andare in Grecia e in Asia per attendere, per tre anni, al compimento del poema; aveva pregato l'amico Vario Rufo, che però si era rifiutato, di bruciare l'Eneide se non ne fosse tornato, quando nel settembre tornò malato, e a Brindisi si sentì presso a morire, chiese il manoscritto per bruciarlo egli stesso, ma nessuno volle obbedirgli. L'Eneide però era già nota per vari tratti, ne aveva dato l'annuncio Properzio e ne avevano tratto motivi e ispirazione Livio, Orazio e Tibullo.
Argomento del poema è il racconto delle vicende di Enea (donde il titolo). Questi fugge da Troia in fiamme, portando via i Penati, il figlio Ascanio e, sulle spalle, il padre Anchise; con i Troiani superstiti salpa con venti navi da Antandro, e hanno inizio le sue peregrinazioni; approda successivamente nella Tracia, a Delo, a Creta, in Sicilia (dove muore Anchise), sulle coste dell'Africa, presso la regina Didone, indi in Italia, a Cuma, donde discende nell'Averno, per giungere infine nel Lazio (l. 1°-6°). Qui è accolto da Latino, re dei Laurenti, che gli promette in sposa la figlia Lavinia, già promessa a Turno re dei Rutuli. Di qui ha origine la guerra tra Enea, aiutato da Evandro, re di Pallanteo, e Turno, soccorso dai principi italici, finché questi cade ucciso in duello da Enea (l. 7°-12°).
Per l'ordinamento della materia, l'Eneide è modellata sull'Odissea e divisa ugualmente in due parti: la prima (l. 1°-6°) comprende le peregrinazioni di Enea, come sono narrate nei libri 1°-12° dell'Odissea le peregrinazioni di Ulisse; le lotte di Enea coi popoli del Lazio (l. 7°-12°) fanno riscontro alle lotte di Ulisse coi Proci nei l. 13°-24° dell'Odissea. Ma come materia epica l'Eneide somiglia all'Odissea nei primi libri per le avventure e peripezie, all'Iliade negli ultimi sei che cantano la guerra. Indipendente dai poemi omerici è il libro 2° dell'Eneide, che narra la distruzione di Troia e che Virgilio derivò dai poeti ciclici, da tragici, da mitografi, da rappresentazioni figurate. Il racconto che fa Enea delle proprie peregrinazioni (l. 3°) ricorda il racconto di Ulisse nei libri 9°-12° dell'Odissea. Tutto virgiliano nella materia e nei sentimenti è il 4°, il patetico libro di Didone. Il libro 6°, in cui Enea scende nei regni sotterranei dell'oltretomba, corrisponde alla Nèkyia omerica, l'11° dell'Odissea, dove però Ulisse resta alla bocca dell'Ade. La rassegna degli eroi e guerrieri d'Italia del l. 7°, e delle navi di Enea nel 10°, sono sul tipo del "catalogo delle navi" nel 2° libro dell'Iliade. Il l. 9° corrisponde in parte al l. 10° dell'Iliade, la Dolonia. La scena del duello finale (l. 12°) è d'impostazione omerica, sul tipo del duello fra Ettore e Achille nel 22° dell'Iliade.
Tra i numerosi rimaneggiamenti, riduzioni, imitazioni che, nel Medioevo, si fecero del poema virgiliano, primeggiano il Roman d'Énéas (1160 ca.), di anonimo, e l'Eneit (1190 ca.) di Enrico di Veldeke, traduzione del precedente. Durante l'Umanesimo e il Rinascimento, con l'ampliarsi della conoscenza del latino, si ebbero le prime traduzioni vere e proprie, da quella di Ciampolo di Meo degli Ugurgieri (14° sec.) a quella di E. Cambiatore (1532), L. Dolce (1567-68), A. Caro (1581), la più famosa di tutte in Italia; di E. de Villena (1427-1428), in Spagna; di G. Douglas (1553), in Inghilterra, dove nel secolo successivo comparirà la traduzione di J. Dryden (1697). Numerosi furono anche i rifacimenti satirici, fra cui l'Eneide travestita di G. B. Lalli (1633), il Virgilio travestito di P. Scarron (1648-53), le Abenteuer des frommen Helden Aeneas di A. Blumauer (1784-88) e la Eneida na ukrajins′ku movu perelycovana dell'ucraino I. Kotljarevskij (1798).