Lo Stato nella sua attività finanziaria e in particolare nei suoi rapporti con i contribuenti (➔ imposta).
Nel diritto romano fiscus designò originariamente la sostanza e la cassa dell’imperatore, distinta da quella del popolo, detta erario. Ad Augusto risale l’istituzione di casse speciali (fisci, con i quali era in connessione l’aerarium militare), alimentate con entrate provinciali e demaniali; sotto Claudio si ebbe la centralizzazione e il potenziamento del f.; ma il sistema si affermò definitivamente sotto i Flavi. Nel corso del tempo fiscus venne a designare il complesso dei beni dell’imperatore di provenienza pubblica e devoluti a pubblici scopi, sottoposti a un diritto privilegiato (privilegium fisci) e distinti dal suo patrimonio privato. Nel diritto intermedio, f. tornò a indicare la cassa del principe o del comune; ma, poiché in questa confluivano entrate patrimoniali straordinarie (imposte sulle successioni, sui trasferimenti, multe ecc.), il f. passò a designare la persona giuridica che rappresenta il principe, anzi lo Stato, in quanto titolare di un patrimonio non privato, ma sottoposto al diritto privato (eccettuati i privilegi). Da tale concezione si passò a quella secondo cui al f. era attribuita la titolarità di tutti i diritti patrimoniali, che oggi fanno capo allo Stato. Pressione fiscale In finanza, espressione che equivale a pressione tributaria, oppure indica, oltre all’onere tributario sopportato dal reddito nazionale, il costo che rappresenta per la collettività la gestione di imprese a prezzi quasi privati e pubblici, il costo economico dei prestiti pubblici, che attuano la redistribuzione dei capitali tra i vari impieghi, il costo degli eventuali effetti inflazionistici dell’emissione della carta moneta.