Psicanalista (Vienna 1882 - Londra 1960). Le sue vedute teoriche, violentemente criticate da più parti, hanno tuttavia esercitato nell'ambito della psicanalisi un'influenza enorme: fondamentali i suoi contributi nel settore dell'analisi infantile, come per es. l'uso del gioco in funzione di associazione libera, l'accento sulla necessità d'interpretare il transfert negativo, la sistematica esplorazione delle fantasie inconscie infantili, specie quelle aggressive e sadiche, gli studi sullo sviluppo del super-io. La comprensione delle fasi precoci (primo anno di vita) dello sviluppo infantile la condusse a introdurre le nozioni basilari di posizione schizo-paranoide (in cui sono particolarmente vive fantasie e angosce persecutorie e distruttive) e di posizione depressiva (in cui emergono impulsi riparatori e sentimenti di colpa) e i concetti correlati di oggetti parziali, oggetti buoni e oggetti cattivi. Più tardi elaborò ulteriormente le sue tesi analizzando i meccanismi tipici della fase schizo-paranoide, scissione, identificazione proiettiva e negazione, e sottolineando il ruolo determinante dell'invidia precoce nel successivo sviluppo psichico (e nel lavoro terapeutico).
Arrivata a Budapest col marito Arthur, iniziò nel 1914 un'analisi con l'allievo di Freud, S. Ferenczi, che la incoraggiò nel pionieristico lavoro coi bambini. Ma fu a Berlino, dove si trasferì nel 1921, che trovò in K. Abraham il maestro. La morte precoce di questo e gli inviti di E. Jones la condussero a ripetuti soggiorni a Londra, dove si stabilì a partire dal 1926. Qui, dapprima accolta con favore, incontrò negli anni Quaranta la vivace opposizione del gruppo "ortodosso", capeggiato da E. Glover e dalla figlia di Freud, Anna. Nel frattempo si raccolse attorno a lei una schiera crescente di seguaci: il Melanie Klein Trust ne ha curato l'opera omnia in edizione critica (The writings of Melanie Klein, 1975).
La riflessione della K. prende avvio dalle terapie di bambini (praticate a partire dai tre anni), cui intende trasporre direttamente il metodo freudiano. Ne risultano le prime tesi originali (Die psychoanalyse des Kindes, 1932; trad. it. 1969): il carattere "precoce" del complesso d'Edipo, del Super-io e dei processi di introiezione e proiezione, l'individuazione nel bambino di un universo fantasmatico straordinariamente ricco, popolato di "oggetti", dai caratteri di quasi persone, ora crudeli ora dotati di mirabili qualità. L'insistenza sulle interpretazioni attraverso le cosiddette equazioni simboliche (che comportano l'equiparazione del significato inconscio a un concreto "oggetto interno"), l'allargamento della cura psicanalitica agli psicotici, la concezione della mente come collettore di contenuti per lo più ideativi, introducono alla seconda e decisiva fase, che culmina nelle nozioni di "posizione paranoide-schizoide" e "posizione depressiva" (Contributions to psycho-analysis, 1948, e, coi discepoli, Developments in psycho-analysis, 1952). La prima posizione sarebbe caratterizzata dal prevalere di angoscia persecutoria, a seguito di immaginarî attacchi al seno materno, e dalla scissione tra il seno buono e quello cattivo; la seconda dal prevalere di angoscia depressiva a seguito del raffronto tra l'oggetto totale sentito come buono e il proprio Io sentito come cattivo. L'energetica freudiana viene riassunta nelle nozioni di pulsione di vita e pulsione di morte, mentre l'angoscia è posta in diretta correlazione con l'aggressività, in una sorta di innata legge del taglione. Nell'ultima parte della sua opera, è accentuato il peso dei sentimenti, postulando nel bambino un'originaria invidia, indi un'innata necessità di farvi fronte con atteggiamenti riparatorî (Envy and gratitude, 1957; trad. it. 1969). Da ricordare infine Our adult world and its roots in infancy (1959; trad. it. 1972) e il volume postumo Narrative of a child analysis (1961; trad. it. 1971).