Pittore e scultore (Malaga 1881 - Mougins, Alpi Marittime, 1973). Tra i protagonisti assoluti dell'arte del Novecento, ha rappresentato uno snodo cruciale tra la tradizione ottocentesca e l'arte contemporanea.
Figlio di José Ruiz, professore di disegno e conservatore del museo di Malaga, P. (dal 1901 firmerà con il cognome della madre) inizia giovanissimo a disegnare; quando la famiglia si trasferisce a Barcellona (1895), partecipa alla vita intellettuale della città, aperta a tutte le correnti d'avanguardia, lavora con frenesia sperimentando varie tecniche, disegna scene dal vero, ritratti di amici (Sabartés, De Soto, Gonzales), affiches per l'Hostels dels 4 Gats, ritrovo di giovani intellettuali. Nell'ottobre del 1900 si reca per la prima volta a Parigi e s'interessa prevalentemente all'arte di Steinlen, Toulouse-Lautrec, Vuillard. Negli anni seguenti P. torna a Parigi e infine nel 1904 vi si stabilisce (la lascerà soltanto per brevi periodi). Tra il 1901 e il 1904 le sue opere, che ripropongono nei temi espressioni dolenti di tragiche condizioni umane e sociali, sono caratterizzate da un disegno stilizzato e pungente, da una intonazione monocroma blu che definisce duramente i volumi (periodo blu). Dal 1904 acrobati, suonatori ambulanti, arlecchini popolano le sue tele e i suoi disegni, con note di tenera malinconia, mentre il blu è sostituito da tonalità grigio-rosa (periodo rosa). Il Ritratto di Gertrude Stein (1906, New York, Metropolitan Museum) prelude nella semplificazione e nella saldezza delle forme ai dipinti più direttamente influenzati dall'arte negra, di cui P. sente acutamente il fascino. Le Demoiselles d'Avignon (1907, New York, Museum of modern art) nella redazione definitiva (dopo tre versioni e numerosi studî) sono al centro di una ricerca ossessiva di tutte le possibilità espressive della figura umana nella scomposizione dei volumi e nel trattamento schematico dei piani (l'opera, mostrata solo a pochi amici, verrà riprodotta nel 1925 ne La révolution surréaliste e presentata nell'Esposizione universale di Parigi del 1937).
Da queste premesse e da una nuova e approfondita conoscenza dell'opera di Cézanne nasce il cubismo. In una ricerca, che si svolge parallela a quella di Braque, P. analizza gli elementi volumetrici delle immagini mediante la loro scomposizione geometrica in piani sovrapposti e giustapposti, in un ritmo complesso che porta al superamento della tradizionale impostazione fondo-immagine. Con la presentazione simultanea delle varie facce dell'immagine, andando oltre la visione tridimensionale, realizza sul piano la quarta dimensione (le forme divengono simboli spazio-temporali) e contestualmente elabora anche le sue esperienze in scultura (Testa femminile, bronzo, 1909, Parigi, Musée Picasso). Dall'analisi e sezionamento dell'oggetto che conduce alla scoperta di forme, costituenti gli elementi formali della composizione (cubismo analitico), Braque e P. giungono alla scoperta del processo che, gradualmente, conferisce un significato oggettivo a composizioni di elementi puramente pittorici (cubismo sintetico); in questo processo grande importanza ha l'invenzione del papier collé e del collage. Nel 1915 P. ritorna alla rappresentazione oggettiva, dapprima ricalcando, soprattutto nei disegni, la via del rigoroso classicismo di Ingres, poi tentando di realizzare una nuova monumentalità in una serie di figure "colossali"; ma ben presto si rifà, specialmente nelle nature morte, alla scomposizione di tipo cubista.
Contro la corrente classicistica, che domina in tutta Europa, P. insorge con un quadro di Danzatrici (1925, Londra, Tate Gallery), nel quale la scomposizione cubista si trasforma in una vera e propria deflagrazione formale. Benché P. non abbia esplicitamente aderito al surrealismo, le opere di questo periodo, in cui la deformazione giunge spesso a una voluta mostruosità, sono considerate surrealiste; solo nel periodo detto delle ossa (1928-29) si ha una vera e propria visione surrealista. Ma l'istinto formale, plastico dell'artista riprende il sopravvento sulla poetica del surrealismo: con un gruppo importante di sculture (1930-34; busti, nudi femminili, animali, costruzioni metalliche), nascono dipinti d'alto valore espressivo, nei quali la deformazione diventa apostrofe morale, simbolo delle deformazioni interiori dell'uomo moderno.
Durante la guerra civile spagnola P. vive con forte impegno il dramma del suo paese; per un breve periodo è direttore del Prado. La spietata denuncia degli orrori del fascismo e della guerra che impronta le violente acqueforti che illustrano il poemetto Sueño y mentira de Franco, raggiunge i toni più alti del dramma in Guernica (ora nel Museo Reína Sofia), espressione dello sdegno più intenso dopo il bombardamento tedesco della cittadina, risolta in una ridotta gamma cromatica di bianchi e di neri: costretta l'azione nello spazio di una stanza, dalle macerie, lacerati brandelli della coscienza, affiora il toro, simbolo della violenza e della brutalità. L'opera, la cui denuncia va oltre l'episodio contingente che l'ha originata, esposta nel padiglione spagnolo dell'Esposizione Universale di Parigi del 1937, suscitò profonda commozione e consensi. Simboli d'orrore sono anche i Minotauri e le Tauromachie, come poi, durante la seconda guerra mondiale, le donne mostruosamente deformi e le nature morte. Dopo la guerra, è un nuovo periodo di distensione; iscritto al Partito comunista francese dal 1944, P. partecipa a varî congressi della pace ed esegue l'affiche con la colomba per quello di Parigi del 1949. Dal 1947 soggiorna a Vallauris, dove si dedica prevalentemente alla ceramica, poi a Cannes e dal 1961 si stabilisce a Mougins. Pur senza abbandonare la scomposizione violenta della forma, P. sa piegarla a esprimere affetti familiari, limpidi sentimenti umani; con maggiore serenità ricerca nei miti classici e nell'antichissima tecnica della ceramica il senso profondo dell'anima mediterranea. La sua tecnica prodigiosa, la sua dirompente forza creativa, il suo pathos ardente giungono a espressioni quasi idilliche come nel grande pannello La Pace, o di alto senso morale come in quello La Guerra (entrambi del 1952-54, Vallauris, Musée national Pablo Picasso). Tra le sue ultime opere si ricordano una serie di variazioni su Las Meninas di Velázquez (1957, Barcellona, Museo Picasso) e su Le déjeuner sur l'herbe di Manet (1961) e un grande murale per la sede dell'UNESCO a Parigi (1958).
▭ Nel 1963 fu aperto a Barcellona il Museo Picasso, con dipinti, sculture e opere grafiche picassiane donate da J. Sabartés. Nel 1970 P., in memoria dello stesso Sabartés, donò alla città di Barcellona circa mille opere tra dipinti, disegni e incisioni. A Parigi, nel Musée Picasso (aperto nel 1985) è stata raccolta la vastissima collezione di opere che P. ha lasciato alla Francia.