In anatomia, ognuna delle tuniche sierose che tappezzano le cavità pleurali o pleuriche, quelle cioè che si interpongono fra la parete toracica osteomuscolare e i polmoni esternamente, e fra gli organi del mediastino e i polmoni internamente.
Le p. si trovano nei Mammiferi. In questi animali la cavità generale del corpo, o splancnocele, è divisa dal diaframma in una parte anteriore, toracica, a sua volta suddivisa in due cavità pleuriche che circondano i polmoni, e in una parte posteriore, la cavità peritoneale, che contiene l’intestino e gli altri visceri. Con il crescere dei polmoni in lunghezza durante lo sviluppo, anche le cavità pleuriche si estendono dapprima lateralmente al pericardio, poi ventralmente, accostandosi l’una all’altra e rimanendo separate per mezzo delle rispettive pareti proprie mediali che insieme formano una struttura mesenterica, il mediastino. Negli altri Vertebrati polmonati le p. possono rivestire soltanto la superficie ventrale dei polmoni o, nella maggioranza dei casi, l’intera superficie.
Con lo stesso nome di p. si indicano, negli Artropodi, quelle porzioni di tegumento che uniscono in ogni metamero il tergite (o noto) dorsale allo sternite, ventrale, e dalle quali derivano, negli Artropodi filogeneticamente più antichi, le cosiddette piastre pleurali, pieghe del tegumento da alcuni riferite a un primo accenno di ali. Anche in altri animali, per es. nei Molluschi, il nome è usato per indicare i lati del corpo, ove confluiscono la regione dorsale e quella ventrale.
Ciascuna p. riveste il rispettivo polmone (v. fig.); in corrispondenza dell’ilo polmonare si riflette su sé stessa per tappezzare la parete interna della loggia polmonare, senza presentare alcuna soluzione di continuità. La p. risulta così costituita da due foglietti (p. viscerale e p. parietale) che delimitano una cavità virtuale (cavità pleurica) che non comunica né con l’esterno né con altri organi. La p. permette al polmone di scorrere con relativa facilità sulle pareti della loggia polmonare, mentre la pressione negativa che si forma nella cavità pleurica quando, durante l’inspirazione, il volume della gabbia toracica aumenta, provoca l’espansione del parenchima polmonare.
Come le altre membrane sierose, la p. è costituita istologicamente da un tessuto particolare, che somiglia sia agli endoteli sia agli epiteli, al quale è stato dato il nome di mesotelio. La parte più alta della p. parietale prende il nome di cupola pleurica ed è situata in corrispondenza della fossa sopraclavicolare, alla quale corrisponde l’apice del polmone.
La p. può essere lesa da ferite che interessano la gabbia toracica, nel qual caso si ha penetrazione di aria nella cavità pleurica (pneumotorace) con alterazioni più o meno importanti della meccanica respiratoria; se la ferita interessa anche altri organi contenenti liquidi organici (vasi, dotto chilifero), il contenuto di questi può riversarsi nel cavo pleurico (emotorace, chilotorace). La pleurorragia rappresenta l’emorragia della p., per lo più di origine traumatica, con conseguente raccolta di sangue nel cavo pleurico.
Con relativa frequenza la p. può essere sede di versamenti, di processi flogistici (pleuriti), e di tumori per lo più maligni, primitivi (mesoteliomi) o metastatici. Il versamento pleurico è il liquido che si forma nel cavo pleurico in seguito a processi flogistici (pleuriti), a stasi venosa (cardiopatie, tumori mediastinici) o malattie che comportino gravi stati discrasici (nefropatie).
La pleurite è dovuta talora a cause amicrobiche quali traumi, tumori, irritazione da sostanze chimiche (pleurite reattiva), è più spesso conseguente all’azione di microrganismi patogeni tra cui bacillo di Koch (pleurite specifica), pneumococco, bacilli del tifo e del paratifo, stafilococco. Dal punto di vista clinico e anatomopatologico, la pleurite può presentarsi sotto tre forme principali: secca o fibrinosa, sierosa o sierofibrinosa, e purulenta o empiema. La pleurite secca, frequentemente di natura tubercolare, si manifesta clinicamente con dolore vivo all’emitorace interessato specie durante le profonde inspirazioni, con tosse secca e febbre. Obiettivamente si rileva all’ascoltazione del torace un caratteristico rumore di sfregamento, sincrono con gli atti del respiro, dovuto alla confricazione delle due superfici pleuriche rese ruvide dai depositi fibrinosi. Questi ultimi sono la conseguenza della flogosi pleurica: la fibrina, irregolarmente distribuita sulle superfici sierose, va poi incontro a processi di organizzazione che trasformano la p. in una più o meno spessa cotenna sclerotica. Vengono inoltre a formarsi le aderenze pleuriche, briglie o sepimenti connettivali che uniscono il foglietto viscerale della p. a quello parietale, e che, oltre a limitare i movimenti di scorrimento del polmone rispetto alla gabbia toracica, possono essere causa di sensazioni dolorose. La pleurite sierosa, anch’essa frequentemente di natura tubercolare, inizia generalmente in modo lento, subdolo, manifestandosi solo con febbricola, modica dispnea, senso di pesantezza all’emitorace interessato e tosse secca senza espettorato. La caratteristica di questa forma è la presenza di essudato liquido nel cavo pleurico che, in rapporto alla sua quantità, può indurre una spiccata difficoltà respiratoria. Per la diagnosi è utile la puntura esplorativa che permette di precisare la natura dell’affezione. La pleurite purulenta rappresenta generalmente la complicazione di un processo polmonare (tumore del polmone con fistola broncopleurica) oppure di malattie generali (setticopiemie). Si manifesta clinicamente come un improvviso aggravamento del quadro morboso preesistente (febbre settica preceduta da brividi, tosse secca, dolore all’emitorace interessato). La puntura esplorativa dà esito a liquido purulento, talora, per l’intervento di anaerobi, a carattere fetido (pleurite putrida). Il pus, se la p. non viene trattata adeguatamente e a tempo, può usurare il polmone dando origine a una fistola bronco-pleurica, trasformando così, per l’immissione di aria nel cavo, l’empiema in un piopneumotorace. La pleuropolmonite è un processo infiammatorio che interessa contemporaneamente la p. (per lo più in modo circoscritto) e il parenchima polmonare. La formazione di versamenti pleurici in corso di polmonite e quella che si verifica dopo la risoluzione di un processo pneumonico acuto si designano rispettivamente come pleurite parapneumonica e pleurite metapneumonica.
La pleuralgia rappresenta il dolore che si origina dalla p., o più in generale dolore della parete del torace che presenta gli stessi caratteri del dolore provocato da affezioni pleuriche (esacerbazione in rapporto alle inspirazioni ecc.). Il pleurocele è l’ernia della p. che si fa strada attraverso le costole e che per lo più contiene una porzione di parenchima polmonare.
Tra gli interventi chirurgici che interessano la p. sono: la pleurizzazione, sul polmone o sul mediastino, ricostruzione della continuità della sierosa pleurica, in precedenza interrotta; la pleurocentesi o toracentesi, puntura della p., praticata sia per evacuare l’essudato che si forma nel corso delle pleuriti, sia per introdurre dell’aria nella cavità pleurica (pneumotorace); la pleuroexeresi, intervento di exeresi polmonare associato ad asportazione della tunica pleurica, eseguito in alcuni casi di empiema pleurico cronico; la pleuropneumonectomia, exeresi polmonare associata a pleurectomia (asportazione totale o parziale del foglietto della p.), che si esegue in alcuni casi di empiema cronico della p. con interessamento del sottostante parenchima polmonare; la pleurotomia, incisione del foglietto parietale della p. al fine di accedere al cavo pleurico; si può accedere mediante l’incisione di uno spazio intercostale o tramite toracotomia con resezione costale; la pleurostomia, apertura di un cavo pleurico, al fine di drenare all’esterno raccolte purulente in esso contenute (empiema). La pleurostomia viene eseguita, previa pleurotomia, mediante l’introduzione nel cavo pleurico di un tubo di drenaggio pescante con il suo capo libero in una soluzione antisettica.