Atto rituale per cui persone o cose in stato di impurità si rendono degne di entrare o rientrare a contatto con il sacro. In particolare, nella liturgia cattolica, l’atto con cui si riportano all’uso comune oggetti che sono stati a contatto con le cose sacre.
Nel linguaggio mistico, la p. dell’anima è la rimozione degli ostacoli che si oppongono al raggiungimento della perfezione; si dice attiva in quanto legata alla mortificazione e alla penitenza; si dice passiva in quanto dipende, nei più alti stati mistici, dall’intervento diretto di Dio. Riti di p. Pratiche tradizionali, mediante le quali un soggetto (persona, gruppo, cosa, luogo ecc.) passa dallo stato di impurità a quello di purità o da uno stato di purità normale a quello di purità eccezionale richiesto da determinate attività, o anche ritorna dallo stato di sacralità (che sottraendolo alle condizioni normali finisce con l’equivalere a uno stato di impurità) all’ambito del profano. Dato il carattere oggettivo che molti sistemi di pensiero attribuiscono all’impurità (in realtà si tratta sempre di operazioni simboliche), i mezzi della p. sono spesso identici a quelli della pulizia e della disintossicazione fisica: abluzioni, detersioni, fumigazioni, rasatura dei capelli, cambiamento di vesti, uso di emetici ecc.; esistono tuttavia anche altri mezzi, come, per es., battere il soggetto per farne uscire il male che lo rende impuro (esorcismo) o fargli confessare l’infrazione che è la causa della sua impurità. In certi casi gravi di impurità si rinuncia alla p. e si procede all’eliminazione del soggetto (per es., per espulsione o lapidazione ecc.) o, ove si tratti di un luogo, al suo abbandono. Quando la purità di una collettività è in gioco, si cerca di convogliare ogni impurità diffusa in un determinato oggetto, animale (come nei riti del giorno dell’espiazione degli antichi ebrei) o persona, che viene poi eliminato o espulso.
Concetto e mezzi della p. subiscono una più o meno radicale trasformazione nelle religioni interiorizzate. Il buddhismo, per es., polemizza vivacemente contro le pratiche purificatorie tradizionali, proclamando che la vera p. è il risveglio mentale. Per il cristianesimo non esiste altra impurità che quella dovuta al peccato, e i riti, tradizionali, di p. hanno un significato soltanto simbolico. P. della B.V. Maria Nel calendario liturgico latino, dall’Alto Medioevo alla riforma liturgica del 1969, la denominazione della festa del 2 febbraio nota anche come Candelora, dopo la riforma chiamata Presentazione di Gesù al Tempio.